22/08/2011
Interviste esclusive a Nicola Piovani - Moni Ovadia - Chiara Caselli (attrice) - Nicola Iervasi (ballerino - coreografo) - Franco Fayenz (critico musicale) - Giuseppe Certomà (sindaco) Guarda le foto Il festival jazz di Roccella Jonica ha celebrato i suoi “primi” trentuno anni. Un evento musicale, per la sua matrice sperimentale, superiore a qualche altro festival blasonato. Roccella Jazz nel corso di questo trentennio ha raggiunto i massimi livelli nazionali e si è imposto su quello internazionale, tutto questo con matrice meridionale: un messaggio positivo e progettuale dalla Calabria illuminata. L’idea balenò nelle menti di un gruppo di giovani che cercavano qualcosa di alternativo al rock. E il presidente dell’Associazione Culturale Jonica, Sisinio Zito, col suo stretto collaboratore, Vincenzo Staiano, provarono a concretizzare quella intuizione, animati dallo spirito eroico che li ha fatti superarre tante difficoltà. Le prime edizioni si svolgevano nello storico cortile delle scuole elementari: una atmosfera veramente d’altri tempi. Il primo salto di qualità arrivò qualche anno dopo quando, alla direzione artistica fu chiamato Paolo Damiani, colui che, da sempre, in carriera, ha lavorato per dare autonomia al jazz europeo rispetto a quello di matrice statunitense, attingendo alla musica popolare mediterranea ed a quella colta occidentale. E nel corso dei trentuno anni del Roccella Jazz Festival è stata seguita, con coerenza, questa linea. Si è dato molto spazio ai musicisti italiani ed europei, andando sempre a scovare e lanciare nuovi talenti, uno su tutti: Paolo Fresu. La storia di questo festival è stata scritta da George Russel,Gianluigi Trovesi, Danilo Rea, John Patitucci, Wayne Shorter, solo una infinitesima parte di un elenco che sarebbe veramente interminabile riportare per intero. Il Roccella Jazz Festival sempre alla ricerca di nuove sperimentazioni artistiche dal 1999 ha posto in essere quella straordinaria fusione tra musica, letteratura e teatro, sotto l’occhio esperto dello scrittore Stefano Benni, che resta innamorato del festival roccellese, ma è molto duro nel suo giudizio verso chi dovrebbe investire in questo evento, e non lo fa, rischiando in tal modo di fare perdere a Roccella questa meravigliosa creatura, visto che, da altre parti sarebbero pronti ad accogliere e finanziare il Roccella Jazz Festival. E quanto afferma Benni tocca l’aspetto di maggiore fragilità della macchina organizzativa: mancanza di fondi sufficienti sia da parte delle istituzioni, ma soprattutto, da parte di un importante partner privato di livello nazionale che, ancora, dopo trentanni, non ha colto le straordinarie potenzialità di promozione che questo evento è in grado di veicolare.