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RIELETTO NAPOLITANO PRESIDENTE, UN CROLLO PER TUTTA LA CLASSE POLITICA

RIELETTO NAPOLITANO PRESIDENTE, UN CROLLO PER TUTTA LA CLASSE POLITICA

21/04/2013



 

E’ sempre molto facile sparare a zero sulla classe politica, a volte a ragione, altre a torto. Quanto è accaduto, però, sabato 20 aprile a Montecitorio, non salva nessuno; proprio nessuno! Il mio è un pensiero al di sopra di qualunque legame politico o di partito. È una inevitabile osservazione o sfogo, lo si chiami come lo si vuole, che non posso esimermi di fare come cittadino di questa Repubblica.

 

Casualmente, sabato mi trovavo proprio a Montecitorio, nella parte retrostante, dalle cui porte uscivano ed entravano i vari onorevoli e senatori, mentre era in corso la votazione che, era scontato, stava per rieleggere Giorgio Napolitano. Sono rimasto lì per oltre due ore, ascoltando in cuffia in diretta da Rai Gr parlamanto, quanto stesse accadendo dentro; e nello stesso tempo osservavo i vari rappresentanti eletti dagli italiani che entravano, uscivano e si fermavano là davanti a discutere o rilasciare interviste. Le onorevoli Gelmini, De Girolamo del Pdl; Rotondi; la senatrice Finocchiaro; Bobo Craxi; il capogruppo Pd Zanda a colloquio con un altro pezzo da “novanta” del partito come La Torre; la capogruppo del Movimento Cinque Stelle, Lombardi; e poi Niki Vendola, attorniato da telecamere e giornalisti, per spiegare il perchè lui e i suoi hanno ritenuto di non votare Napolitano.

 

Vi assicuro che dai quei visi traspariva la fotografia di come è oggi la classe politica italiana: letteralmente sconfitta! Perchè questo è il risultato della rielezione di Napolitano a Presidente. Tutta la classe politica rappresentata in questo Parlamento – tra l’altro il più giovane della storia della Repubblica italiana – non è stata capace, dico capace, di eleggere un nuovo Presidente ed ha costretto uno come Napolitano a fare ciò che per ben otto volte ha ripetuto: “non mi ricandido”. Dinanzi a questa incapacità ed al metodo usato si può solo dire: vergogna, vergogna, vergogna!

 

Giovanni Certomà

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