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"No ai down", folle gruppo su Facebook

22/02/2010



La pagina creata sul social network che inneggia alla violenza contro i bambini con questa malattia
Immediata la reazione del popolo della Rete che attacca gli autori dell’iniziativa.

Carfagna: "Atto indegno di persone civili". Associazioni persone down: "Aberrante, ignoranza non ha fondo"


In questi giorni, un fatto di cronaca di cui televisioni, radio, internet e giornali hanno parlato e che mi ha colpito è stato uno stupido gruppo formato su facebook."Giochiamo al tiro al bersaglio con i bambini down".
Sembra uno scherzo di cattivo gusto invece è il nuovo e raccapricciante gruppo apparso su Facebook che ha già raccolto oltre 1200 sostenitori. Sul sito la foto di un neonato sulla cui fronte è scritto: "scemo". La “motivazione” del gruppo recita: "E’ così difficile da accettare questa malattia. Perché dovremmo convivere con queste ignobili creature, con questi stupidi esseri buoni a nulla? i bambini down sono solo un peso per la nostra società". Seguono rivoltanti proposte su come andrebbe risolto il problema, fino al tiro al bersaglio. Fondatori e amministratori: Il signore della notte e il vendicatore mascherato, indirizzo e dati, ovviamente di fantasia. Il popolo della rete, però, si è già mobilitato contro questa iniziativa, a cominciare dagli insulti e dalle parole di sgomento pubblicate sulla bacheca dello stesso gruppo oppure i suggerimenti per fermarli, che appaiono nella pagina dedicata alle discussioni. Come reazione è stato anche costituito il gruppo "per difendere questi poveri bambini indifesi" che ha già oltre 15mila membri e che ha lanciato una petizione per fare chiudere quello "Deridiamo i bambini down" rimarcando che "I bambini down sono persone normali come tutte le altre, sono speciali, è incredibile quanto siano bastarde le persone che creano questi gruppi".

Solo persone senza cuore potrebbero fare e scrivere tutto ciò che hanno scritto nel gruppo contro i bambini down. Credo che finché una persona non sa cosa significhi viverci o viverla una malattia del genere, si sottovalutano molti problemi.
 

Federica Imbriano - 3^ B

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