A ruota libera

Da festa tradizionale ad evento d’elite

Da festa tradizionale ad evento d’elite

27/03/2008



”La vendemmia riveste da sempre un ruolo fondamentale tra gli usi e costumi della cultura contadina essendo un rito legato intimamente ad un prodotto tipicamente mediterraneo: il vino. La vendemmia evoca momenti felici di festa familiare, riaccende sentimenti di comunione fraterna, di condivisione del lavoro, della frugalità e dell’essenzialità di un tempo, induce a ripercorrere e rivivere storie ed aneddoti, ad esaltare la saggezza dei vecchi e a non perderne la memoria storica. Contemporaneamente la vendemmia è fatica ed allo stesso tempo speranza. E’ il momento più importante per la raccolta dei frutti (è il caso di dirlo) di un anno di intenso lavoro in vigna.
La vendemmia è un rito, quasi ammantato da sacralità: deve essere preparata con scaramanzia, organizzata nei minimi particolari, cominciata al momento giusto, affinché tutto vada per il meglio e soprattutto deve beneficiare del buon auspicio divino affinché le condizioni meteorologiche non compromettano la riuscita del taglio e del trasporto dei preziosi grappoli durante le assolate giornate tanto attese.
Ogni famiglia era completamente coinvolta nella vendemmia del proprio vigneto o del vigneto del parente o dell’amico. Addirittura gli emigranti provenienti dal norditalia e dall’estero ritornavano con nostalgia tra i filari o le vecchie armacìe (muri a secco che sostengono i vigneti in forte pendenza) per la tanto attesa occasione: un’occasione, forse l’unica, per continuare a mantenere salde e vitali le proprie radici, per sentirsi ancora parte di una grande famiglia, per non dimenticare le proprie origini, per rivivere quei momenti della fanciullezza pervasi dal sapore dolce dell’uva matura e dall’intenso profumo del mosto. Un profumo che si espande in ogni dove fino ai primi di ottobre ed oltre e che proviene dalle cantine e da ogni casa sia essa posta in collina, sia essa in città o prospiciente il mare. Un profumo che invade e caratterizza interi quartieri e che rimane saldamente fissato nella memoria di ognuno, per sempre.
La vendemmia vede protagoniste donne e uomini, giovani ed anziani. E le donne hanno rappresentato sempre una componente importantissima del “rito”. Si pensi ad esempio che a Bagnara Calabra, fino alla metà dell’800 esisteva la categoria delle “trasportatrici”, atta al trasporto delle pietre per il ripristino dei muri a secco (tipici dell’area della Costa Viola reggina) durante l’inverno ed al trasporto dell’uva in estate. Il trasporto è la fase più faticosa della vendemmia soprattutto in aree marginali o presso i territori terrazzato: migliaia di scalini sconnessi e sdrucciolevoli da percorrere su pendenze non indifferenti, con “cofane” ricolme dal peso di 30-40 chilogrammi sul capo, spesso con grandissimo rischio della propria incolumità. E poi seguono le fasi della pigiatura, della torchiatura, della fermentazione fino ad aspettare il momento in cui il mosto finisce di “bugghìri” ovvero di fermentare. Ed ancora l’imbottigliamento e finalmente il consumo del proprio vino, certamente “il migliore” rispetto al vino di chiunque altro.
Per secoli la coltivazione della vite è rimasta quasi indenne rispetto alle innumerevoli difficoltà incontrate da generazioni di contadini, dovute all’orografia del terreno, agli effetti dei sismi, agli stravolgimenti socio-politici, alle oscillazioni del mercato ed oggi ai cambiamenti climatici.
E’ solo grazie agli anziani che continuano a tenere duro e a qualche giovane ed ostinato imprenditore che si continua a mantenere viva la vigna ed a salvaguardare, di riflesso, l’intero territorio. La vendemmia comunque esercita ancora il suo fascino. Anche quest’anno carovane di vecchie auto, “lape” e furgoncini, trasportano l’uva dalle vigne fino alle cantine o ai pochi palmenti rimasti, rinnovando così una tradizione millenaria, se si pensa alla presenza nella locride, di antiche vasche per la pigiatura dell’uva (pinàci) scavate nella roccia e risalenti all’epoca romana e bizantina.
Oggi la vende
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