Non dubitare mai di se stessi.
{G. Certomà}
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Lo speciale sul treno Venezia-Pechino
27/03/2008
”L’albero della speranza piantato a Budapest, l’assalto entusiasta all’ambasciata italiana di Mosca, le notti in treno sulla Transiberiana, il cielo azzurro della Mongolia, lo striscione umano che ha preso vita nella città proibita di Pechino con la scritta ’Linkig free minds’, ’Assieme libera-mente’, la paura malcelata di tornare a casa. Sono i flash scattati dal ’Treno speciale per Pechino’ giunto a fine corsa. Tre settimane di ’Fareassieme’ per gridare al mondo: ’Noi esistiamo’, ’Basta con i manicomi, prendete esempio dall’Italià, ’Diamo una speranza al disagio mentale’.
I 210 italiani che hanno partecipato a questa avventura partita lo scorso 8 agosto da Mestre sono pronti per rientrare in Italia dove raccogliere i frutti di un’esperienza unica, forse irripetibile. Non manca un’apprensione: ”Siamo riusciti a dire al mondo, al nostro Paese, quello che volevamo?”.
I primi tre aerei decolleranno da Pechino domani. L’ultimo martedì. I protagonisti del viaggio, i circa 60 utenti dei centri di assistenza psichiatrica, molti dei loro famigliari, i medici psichiatri e gli psicologi, gli educatori e le infermiere professionali e i volontari e cittadini attivi giunti da 12 regioni, hanno voglia di raccontare questa loro inaspettata esperienza. In valigia portano emozioni, qualche souvenir, tanti ricordi, la consapevolezza, l’orgoglio di aver dimostrato a sé stessi e agli altri che anche loro ’possono’, anche loro ’sono’.
E’ stato un viaggio nell’anima e nella mente, i luoghi geografici attraversati ’solo’ un’eccezionale scenografia, il treno sul quale hanno vissuto la metafora di un’esistenza alla ricerca di una stazione d’arrivo e di partenza dove si giunge stanchi ma da cui ripartire con rinnovata speranza.
Prima stazione: l’albero della speranza piantato nella piazza Kalvaria di Budapest con centinaia di nastrini colorati sui quali ognuno ha lasciato un proprio pensiero, un sogno. Seconda stazione: l’entusiasmo di ’occupare’ l’ambasciata italiana a Mosca. Mai nessuno dei protagonisti di questa avventura era mai entrato in un luogo così evocativo dal punto di vista politico. Lo hanno fatto travolgendo con entusiasmo e gioia di vivere ogni protocollo. Terza stazione: le notti e i giorni, tredici, di cui quattro consecutivi, trascorsi a bordo del treno mentre il convoglio scivolava lento lungo i binari della Transiberiana. Ore interinabili dove l’unico spazio consentito era quello del pensiero libero. Quarta stazione: l’azzurro cielo della Mongolia verso il quale gli occhi non hanno potuto fare altro che guardare all’insù quasi a cercare risposte più grandi di tutto. Sesta stazione: la città proibita di Pechino e il grido al mondo ’Linking free minds’, qui dove è vietato esprimere idee, specie di libertà. Settima stazione: in Italia per continuare.
Molti erano saliti sul treno a Mestre con alle spalle tentativi di suicidio, famiglie distrutte, amicizie collassate, alcolismo, depressione acuta, paranoie e schizofrenia, droga, violenze, attacchi di panico e di ansia. Si scende dal treno e si torna a casa per capire se il treno è servito. C’e’ ’bisogno di elaborare. ”Non credevo che un giorno avrei fatto questo. Ma adesso ho paura” ammette Giuseppe, il poeta della comitiva. ”Ho tanti nuovi amici e una storia da raccontare. Spero di esserne all’altezza” aggiunge Yuri, altro cantore di questo viaggio. ”Voglio solo riabbracciare i miei figli” dice Rosalia. ”E’ stato meno faticoso di quando attraverso la strada per recarmi in ambulatorio per la terapia” chiude Carmelo. Il viaggio in treno a Pechino è stato organizzato dal movimento ’Le parole ritrovate’ e dall’Anpis, l’associazione nazionale polisportive per l’inserimento sociale con il patrocinio del Ministero della Salute. E il primo appuntamento in Italia sarà proprio con il ministro Livia Turco che li ha invitati per ’fareassieme’ un bilancio. ”Ma sarà una festa dicono da Pechino -. Quel giorno occuperemo anche il ministero. Ce<
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