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Denis Diderot: Ritorno alla natura

Denis Diderot: Ritorno alla natura

27/03/2008



di
Marta Diotallevi

Denis Diderot è stato il più coerente dei filosofi dell’Illuminismo. Credeva nella potenza della ragione umana, ma ne riconosceva i limiti. Egli promuove l’unione fra scienza e tecnica, e crede nell’utilità di far partecipe della cultura il maggior numero possibile di persone mediamente istruite. A questo scopo avvia la stesura dell’Encyclopedie. Diderot esercitava il dubbio nella forma più radicale tanto da porsi domande intorno alla natura vivente. Criticava i materialisti, nonostante nei sui scritti parlasse dell’uomo solo come materia pensante ed escludeva Dio dall’Universo.


Vita e opere

Denis Diderot nasce il 5 ottobre 1713 a Langres, una cittadina di provincia, da una famiglia borghese benestante. Dopo aver studiato presso il collegio gesuita della città, si trasferisce a Parigi per iscriversi all’università, da cui esce nel 1732. Privo di un preciso indirizzo di carriera, si adatta ai più diversi lavori, frequentando i salotti e i caffè in cui circolano le idee illuministiche e libertine. Qui conosce un altro provinciale come lui, Jean-Jacques Rousseau, con cui costruisce un intenso quanto burrascoso rapporto. Nel 1745 traduce il Saggio sulla virtù e sul merito di Shaftesbury, del quale ammira le idee di tolleranza e di libertà. Sotto questa influenza si collocano i Pensieri filosofici del 1746, di intonazione deista, La sufficienza della religione naturale e La passeggiata dello scettico, del 1747, aspramente nei verso la superstizione e l’intolleranza. Risalgono al 1748 il romanzo libertino I gioielli indiscreti e al 1749 la Lettera sui ciechi ad uso di colore vedono, di intonazione sensista e materialista. Incarcerato a Vincennes per taluni di questi scritti, giudicati sovversivi, Diderot trascorre cinque mesi di prigionia piuttosto blanda, dal 22 luglio al 3 novembre
1749. Nel frattempo è incominciata anche la grande avventura dell’Encyclopédie, di cui Diderot fu il più infaticabile artefice, sostenendola pressoché da solo, dopo la defezione di d’Alembert nel 1759. Appartengono a questo periodo (la pubblicazione dell’enciclopedia si concluderà definitivamente solo nel 1773) altre importanti opere: ricordiamo i fondamentali saggi filosofici Pensieri sull’interpretazione della natura e il Sogno di d’Alembert, i romanzi La monaca e Giacomo il fatalista, il dialogo il nipote di Rameau.
Nel 1773 Diderot si reca a Pietroburgo, dove stende per l’imperatrice diversi progetti di riforma della società e dell’istruzione. Negli ultimi anni della sua vita il lavoro prosegue intenso: risalgono a questo periodo la confutazione del libro di Helvétius, De l’homme, una delle principali opere politiche di Diderot, il Supplemento al viaggio di Bougainville, rielaborazione dei racconti di un navigatore in cui si dipinge il comunismo tahitiano, e la collaborazione alla Storia delle due Indie di Raynal, fortemente polemica nei confronti del colonialismo europeo e dello schiavismo.
Muore a Parigi il 31 luglio 1784.


Il pensiero politico: dal riformismo al radicalismo

Diderot, come scrittore politico, pubblicò alcuni articoli per l’Encyclopédie, tra i quali Autorità politica e Diritto naturale, la Memoria sulla libertà di stampa e poco altro. Numerosi testi uscirono molto tempo dopo la sua morte: nel 1899 le Memorie per Caterina II; nel 1937 le Parigine contro un tiranno; nel 1951 brani scritti per la Storia delle due Indie dell’abate Raynal.
II pensiero politico di Diderot percorse una parabola che lo condusse dalle speranze nel riformismo illuminato fino alle istanze radicali, che sfociarono nel giacobinismo. Si tratta però di un percorso disorganico, frammentario e oscillante, sospinto da esperienze vissute e da un’instancabile curiosità, più che da un sistematico sviluppo teorico. Ne emerge un pensiero asistematico, una ricerca aperta e mai definitiva. L’esercizio della critica si accompagna però sempre all’attenzione per la sua traducibili
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