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CEI: DOPO 16 ANNI SI CHIUDE L’ERA DI RUINI

CEI: DOPO 16 ANNI SI CHIUDE L’ERA DI RUINI

27/03/2008



”Si concluderà questa settimana l’era del cardinale Ruini al timone della Conferenza episcopale italiana? E’ del 95 su cento la probabilità che i boatos vaticani assegnano alla pubblicazione della nomina, mercoledì prossimo, del suo successore alla presidenza della Cei. Se la data si rivelerà quella giusta, l’annuncio verrà fatto alle 12, contemporaneamente in Vaticano e a Genova, dove è arcivescovo Angelo Bagnasco, indicato, con buona probabilità, come nuovo presidente. Ruini dovrebbe comunque mantenere l’incarico di vicario del Papa per Roma.

Dopo 16 anni da presidente e con i precedenti 5 da segretario, sarà comunque in tutti i sensi la fine di un’epoca. Il successore Bagnasco, ”ruiniano”, ma gradito anche al segretario di Stato cardinale Tarcisio Bertone, dovrebbe portare avanti la linea del porporato emiliano. Si muovono in tal senso le sue omelie pubbliche da quando il 24 settembre si è insediato a Genova e le dichiarazioni alla stampa delle ultime ore. Ma ”stella a stella differt in claritate”, commentano i monsignori Oltretevere, cioé a dire che ogni ecclesiastico è diverso da un altro e ha una sua individualità. L’ avvicendamento ai vertici della Cei, unica conferenza episcopale al mondo che non elegge il proprio presidente, ma lo vede designato dal Papa, è una vicenda abbastanza articolata.

Già nel 2001, prima che papa Wojtyla lo confermasse per il terzo quinquennio alla presidenza, il porporato emiliano aveva chiesto di lasciare il timone della Chiesa italiana. Riconfermato da Giovanni Paolo II, del quale godeva la fiducia e l’affetto, il card. Ruini ha continuato a presiedere la Cei con mano sicura, e a connotarsi di fronte all’opinione pubblica per le sue prolusioni di taglio anche politico. Accusato di essere più politico che pastore, nel 2006 ha scommesso e vinto sul fallimento del referendum per la legge sulla procreazione assistita, in questo appoggiato e sostenuto dal nuovo papa, Joseph Ratzinger, con il quale ha la stessa sintonia sulla pastorale e la politica in Italia, che aveva con papa Wojtyla.

Nell’ultimo anno si sono accentuate le critiche dei media per l’interventismo ruiniano: lo si è accusato di ”ingerenza” ma Ruini ha fronteggiato le ”pallottole di carta” per ribadire quelli che considera valori ”non negoziabili” e anche ieri in una ampia intervista ha commentato che per i cattolici è meglio essere contestati che irrilevanti. All’approssimarsi della scadenza del terzo mandato, lo scorso anno, la nunziatura aveva avviato un sondaggio tra i vescovi italiani perché indicassero le preferenze per il successore.

Secondo indiscrezioni, i più votati sarebbero stati l’arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi, il patriarca di Venezia Angelo Scola e il vescovo di Novara, non cardinale, Renato Corti. Ma il 7 marzo 2006 Benedetto XVI ha riconfermato Ruini, sia come presidente Cei che come vicario, fino a nuovo ordine. L’avvicendamento si è spostato, nelle previsioni dei media, fino al convegno nazionale di Verona dello scorso ottobre, e poi a marzo di quest’anno (il 7 è la data del primo incarico da Wojtyla, nel ’91 e delle successive conferme, tranne la proroga dell’anno scorso, che è avvenuta il 14 febbraio).

C’è anche chi pensa che il Papa potrebbe attendere, per ufficializzare la nomina del successore, la fine della visita ”ad limina” dei vescovi italiani, che si concluderà in primavera, o la assemblea generale della Cei, prevista per maggio. Ma i più ritengono che da mercoledì Bagnasco guiderà la Cei. Da arcivescovo di una sede cardinalizia potrebbe ottenere la porpora in un prossimo concistoro. La distinzione di cariche tra presidente Cei e vicario di Roma attenuerà comunque la centralizzazione della Cei, scelta questa che sembra gradita al Papa”.

da
ansa.it
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