Non dubitare mai di se stessi.
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Cuneo, in schiavitù per 7 anni
27/03/2008
”Per sette anni era stato tenuto prigioniero, costretto a vivere nella stalla e a dividere il pasto con i cani, bevendo l’acqua nel loro stesso abbeveratoio. Sono stati i carabinieri a liberare Pierino Michelis, di 53 anni, di Ormea in provincia di Cuneo.
A ridurre in schiavitù l’uomo sono stati, secondo i militari, Giuseppe e Dario Ponzo, di 77 e 44 anni, padre e figlio, due agricoltori della zona con l’azienda agricola in località Blangetti di Pianfei, fra Mondovì e Cuneo. I due, che sono stati arrestati, continuano a rimanere in carcere dopo che lo stesso gip ha convalidato il loro fermo.
A scoprire il caso sono stati i carabinieri della stazione di Villanova Mondovì, dopo una serie di indagini coordinate dal sostituto procuratore Riccardo Baudinelli. Hanno raccolto voci nel paese e iniziato a cercare di saperne di più. ”Siamo intervenuti - ha spiegato il capitano Luigi Isacchini comandante della Compagnia - dopo aver tenuto sotto controllo il cascinale per un mese”.
I militari si sono resi conto che all’interno dell’edificio c’era una persona ”sottoposta ad un regime di privazione della libertà”. Pierino Michelis era costretto a lavorare dalle 6 del mattino sino a notte, senza sosta, cibandosi degli avanzi del pasto degli animali. ”Addirittura divideva il pane col cane, bevendo l’acqua nello stesso abbeveratoio”.
”Precedenti come quello scoperto a Pianfei - ha aggiunto il procuratore Baudinelli - si ritrovano solo nel periodo della guerra, quando i prigionieri erano deportati nelle fabbriche tedesche. Padre e figlio sono accusati di riduzione in schiavitù e rischiano una pena da otto a vent’anni di carcere”.
Pierino Michelis, gran lavoratore, ha problemi psichici e non ha una famiglia, ma solo lontani parenti. Sul corpo sono stati rilevati dei segni che potrebbero essere cicatrici provocate dalle punte di un forcone con cui a volte veniva percosso. Ora è stato affidato ai servizi sociali del comune. I due arrestati hanno respinto le accuse e continuato a ripetere di essere stati incarcerati ingiustamente”.
da
Repubblica.it
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