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LA TRAGEDIA DEL PICCOLO TOMMASO, VISTA DAI MEDIA
27/03/2008
di
Marta Diotallevi
Molte sono le notizie trasmesse tutti i giorni al telegiornale e che si possono leggere sui diversi quotidiani: furti, rapimenti, elezioni, problemi di vario genere. La notizia, però, che ha colpito tutta l’Italia in quest’ultimo periodo, interessando tutti, persino i giovani, è stata la tragedia di Tommaso Onofri, il bambino rapito il 2 marzo scorso a Casalbaroncolo, in provincia di Parma, e trovato senza vita dopo un mese.
Il 2 marzo, Tommaso Onofri, 17 mesi, viene rapito da due persone dinanzi agli occhi dei genitori e del fratello che vengono legati. Quindi, il piccolo viene strappato dal seggiolone e, nonostante vengano quasi subito avvertite le forze dell’ordine, di lui si perde ogni traccia. Inoltre, Tommy era malato di epilessia e necessitava irrimediabilmente di un farmaco, il Tegretol.
Gli Onofri vivono in una tranquilla zona di campagna alle porte di Parma, Casalbaroncolo, una frazione di poche decine di anime dove l’agricoltura rappresenta la maggior fonte di reddito. La coppia aveva deciso mesi fa di trasferirsi fuori città con i due figli, Sebastiano, di otto anni, e il piccolo Tommaso.
Tutti confermano che il nucleo familiare è una normale famiglia di provincia, tranquilla, senza problemi, senza nemici, gente religiosa e riservata.
Le loro attenzioni erano tutte volte ai figli, per Tommaso in particolare, che da quand’era piccolissimo veniva curato per una forma di epilessia che lo costringeva ad assumere due volte al giorno uno sciroppo specifico.
Una settimana dopo il rapimento, le indagini degli inquirenti si sono concentrate sulla figura del papà, Paolo Onofri, 46 anni, direttore di un ufficio postale della zona, che dichiarava: «Mi sento sotto accusa e non so perchè».
Gli investigatori, sempre alla ricerca del movente del sequestro, trovano nel frattempo, delle immagini pedopornografiche nei computer di Paolo Onofri; in seguito dichiarato estraneo ai fatti dal procuratore che ha sottolineato che per quanto riguarda le immagini si trattava di un fatto «considerato in modo separato dalla vicenda del sequestro».
Il 16 marzo è forse la giornata più lunga e dolorosa del sequestro di Tommaso: su indicazione di una sensitiva milanese, Costantina Comoderi, il corpo del piccolo viene cercato dai sommozzatori dei vigili del fuoco di Livorno nel fiume Magra, vicino Pontremoli. Fortunatamente si tratta di una falsa pista, che però non è troppo lontana dalla realtà.
Esattamente 10 giorni dopo compare una scritta sulla strada lasciata da mani ignote a circa 200 metri dalla casa di Casalbaroncolo, forse un avvertimento: «Ne hai abbastanza?».
Si registra un’accelerazione nelle indagini che si concentrano su Alessi, uno dei muratori che avevano ristrutturato il casale acquistato dagli Onori. Alessi Mario è un siciliano, della provincia di Agrigento, condannato in primo e secondo grado e in attesa della sentenza definitiva della Cassazione per violenza sessuale su una ragazzina di 16 anni ; proprio per questa attesa aveva l’obbligo di dimora in provincia di Parma.
Alla fine Alessi e Raimondi vengono indagati per omicidio e accusati anche di occultamento di cadavere e confessano: «Il nostro obiettivo è stato sempre quello della liberazione in vita del bambino». Insieme a loro viene anche arrestata la moglie di Alessi.
Alessi e Raimondi si sono accusati a vicenda dell’omicidio, poi si è scoperto che Tommaso è stato ucciso poco dopo il rapimento: « Soppresso perché piangeva, è sepolto nel bosco a Sant’Ilario ». Agghiacciante motivazione, ma soprattutto fine delle speranze e delle preghiere durate un mese, tutte vane.
Sabato 1 aprile Raimondi è stato ascoltato dai carabinieri, ma ha negato di essere coinvolto nell’omicidio, racconta di aver prelevato il bambino insieme ad Alessi. È stato lui a proporre il rapimento un giorno a gennaio o febbraio.
La sera del sequestro i due si sono recati a Casalbaroncolo con uno scooter, entrambi indossavano una c
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