A ruota libera

Primarie in un seggio della Locride

Primarie in un seggio della Locride

27/03/2008



E’ una bella mattina di ottobre. Il sole caldo ed i colori di un autunno clemente si arricchiscono con quelli delle nostre bandiere. Domenica 16 ottobre, elezioni primarie per designare il leader della coalizione di Centrosinistra. Siamo nel seggio n° 2 in piazza Portosalvo a Siderno. Siamo tutti presenti di buon ora, il materiale elettorale è pronto, così come i giornali e le nostre quattro chiacchiere per coprire i tempi morti. Ma quali tempi morti? La gente viene convinta, ha una gran voglia di votare, di esprimere la sua fiducia ai partiti della coalizione ed ai loro leader, di lasciarsi alle spalle un quinquennio fatto di interessi personali da anteporre a quelli del Paese, di tasse pagate dai poveri ed evasione e sconti fiscali per i milionari, di cattedrali nel deserto e progetti di emarginazione delle aree depresse. Si vota. L’affluenza è regolare e costante e nella nostra postazione i compiti sono precisi : la presidentessa redige il registro, il cassiere rilascia le ricevute del contributo ed io, segretario, aiuto a compilare i moduli di adesione al programma dell’Unione. Si vota. In tanti. Anziani, giovani, lavoratori con un salario reale sempre più insufficiente, insegnanti inviperiti per una controriforma che li penalizza, disoccupati che non credono più alle favole ma rimangono attaccati ad una speranza. Si vota. E si aderisce anche alle due raccolte firme promosse dal mio partito, che finiscono per diventare occasione di dialogo e scambio di opinioni. Scala mobile sì, scala mobile no; lati oscuri della riforma Moratti e così via. Questa è la Democrazia. Si vota e si discute, si firma e ci si scambiano le idee. Arriva l’ora di pranzo. Ci si dà il cambio e dopo un’ora e mezza torno al seggio. Si tratta ovviamente di un orario in cui si prevede una scarsa affluenza, vista l’inveterata abitudine alla pennichella domenicale per molti. Invece no. Continuano ad arrivare gli elettori. Ed alla fine ci si “riposa” solo per mezzora. Rimango da solo al seggio n° 2. Gli altri arriveranno tra poco. Si ferma un cicloturista tedesco che, incuriosito dalle bandiere e dalla postazione ci chiede lumi. Parliamo di politica, della coalizione tra Merkel e Schroeder e delle differenze politiche tra Italia e Germania. È un verde, è contento di stare all’opposizione e non disdegna simpatie per la Sinistra radicale di Lafontaine. Arriva un’elettrice ed il mio improvvisato amico se ne va, per intrattenere il venditore di libri poco distante da me. Intanto il seggio recupera il suo pieno organico. Non c’è più tempo per le pause al bar. Le notizie che arrivano dalla radio parlano di un’affluenza superiore alle più rosee aspettative. Bene così. Diamo il nostro contributo. Si formano le prime code e due esponenti dei verdi si spostano a Locri per dare un’occhiata a come vanno le cose a palazzo Nieddu. Tornano dopo mezzora. Sconvolti. Dai loro volti pallidi apprendiamo la triste notizia : “hanno ucciso l’onorevole Fortugno”. Sgomento, incredulità, rabbia. Sono attimi di confusione, le notizie viaggiano sulle onde dei telefonini. Che fare? Sospendere o andar avanti? Cedere al dolore o difendere quel senso di democrazia che per una domenica di ottobre prende corpo nell’urna, nelle schede, nelle firme ed in una gran voglia di cambiare. Andiamo avanti! Arrivano gli elettori da Locri, coi volti scossi per quanto accaduto, ma con una ferrea determinazione che si concretizza in una domanda : “Possiamo votare qui?”. “Certo! Dovete votare”. E così, mentre il sole tramonta la stanchezza di nove ore di lavoro al seggio passa, e raddoppiamo le energie per andare avanti, consci che la democrazia si difende anche e soprattutto così. Rientro a casa per la cena prima di tornare per le operazioni di spoglio. Toh, chi si rivede, la bicicletta del cicloturista tedesco appoggiata al muro di un bar. Tra qualche settimana tornerà nella sua Franconia. Nei fagotti laterali del velocipede porterà il nostro sole, i profumi della nostra terra, e forse qualche schiz
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