Non dubitare mai di se stessi.
{G. Certomà}
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Certomà intervistato da Gianluca Albanese...
27/03/2008
ROCCELLA JONICA – Col magone per la pessima prestazione del Club Italia nei mondiali di atletica di Helsinki, ci troviamo a parlare di maratona e podismo in genere con un amatore che vive per correre tutto l’anno e che conosce bene il movimento podistico nazionale. Si tratta del prof. Giovanni Certomà, roccellese trasferitosi per lavoro a Milano, che ha alle spalle una ventina tra maratone e mezze maratone e collabora con le principali riviste specializzate del fondo nazionale. Dopo aver presentato il suo terzo libro “Due gambe e un cuore”, una sorta di diario della sua passione per l’atletica, Certomà sta affinando la preparazione per un settembre denso di impegni. Lo incontriamo nei giorni della delusione per il mancato piazzamento di Baldini sul podio.
Come si diventa podisti?
“Ci vuole molta passione. O ce l’hai oppure ti viene trasmessa come fece con me un caro amico, il compianto Mimmo Lombardo. Una passione a volte sopita, poi rispolverata, che diventa una luce che brilla in alto”.
Quando scatta quella molla che trasforma il jogging in attività podistica?
“Quando la passione per la corsa diventa qualcosa che ti attrae in modo involontario e ti permette di conoscerti dal profondo, di superare i tuoi limiti e progettare meglio la tua esistenza. Io penso, rifletto e progetto in corsa. Se vogliamo, esco anche da me stesso e so donarmi agli altri. Insomma, si riesce a coniugare la soddisfazione individuale con la solidarietà con gli altri podisti”.
Quale sarà la tua prossima maratona?
“Ho corso venti mezze maratone e ne correrò un paio a settembre. Di maratone ne corro una all’anno. L’anno scorso sono stato in quella mitica di Atene, mentre quest’anno sarò a Firenze il 27 novembre”.
Corri per il piacere di correre, indipendentemente dal risultato, vero?
“Certo. È questo lo spirito che deve animare il podista amatore. Se così non fosse, non è più un piacere e si finisce per correre dietro al cronometro ed alle tabelle. La corsa deve essere prima di tutto uno strumento per rilassarsi”.
Quali sono le sensazioni che provi durante una competizione?
“Innanzitutto, occorre ricordarsi che si corre soprattutto con la testa e quindi c’è bisogno di grande concentrazione per superare i piccoli inconvenienti, crampi compresi. Poi, emoziona soprattutto l’inizio, specie nelle mezze maratone affollate, come la Roma-Ostia, che ogni anno coinvolge più di 7.000 runners. Il fiume umano pulsante regala emozioni fortissime. È bene ascoltare ogni segnale del proprio corpo ed avere grandi motivazioni per superare qualche malessere fisico. Infine, una ovvia menzione la merita l’ultimo chilometro, specie se sei in tabella, ovvero se capisci che puoi puntare ad abbassare il tuo record personale. Nel 2002 a Bergamo lo speaker urlò il mio nome negli ultimi 100 metri e mi diede un’emozione pazzesca. Mentre a Cremona stabilii il mio personale di 1h39’ grazie anche all’aiuto di un altro amico speaker, Fabio Rossi del sito www.podisti.net”.
C’è spazio per coltivare delle amicizie in corsa?
“Certo. Se ne fanno tantissime e disinteressate e si instaura un rapporto solidale e sincero. Ma ancora più bello è riconoscersi e ritrovarsi in altre gare. Pensa che da qualche anno c’è una grande community informatica sul sito www.podisti.net che è frequentatissima”.
Buone notizie, dunque, dal movimento podistico italiano.
di
Gianluca Albanese