Non dubitare mai di se stessi.
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Crisi di governo: muro contro muro tra Berlusconi e Follini
27/03/2008
”L’Udc e il Nuovo Psi hanno lasciato il governo. Berlusconi si arrende all’idea di un Berlusconi-bis, ma vuole l’impegno di tutti gli alleati su un patto di fine legislatura. Follini non ci sta e non firma il documento. Berlusconi avverte: ”o l’Udc rientra o si va al voto, questo mi sembra sia evidente”. La Lega è sulla stessa posizione e in più avverte che alle elezioni i centristi sarebbero fatti fuori dalla Cdl. Il premier andrà al Quirinale a riferire al capo dello Stato solo dopo che avrà chiarito la situazione con gli alleati. Dopo aver ballato un paio di giorni sull’orlo del precipizio adesso il governo Berlusconi è ufficialmente in crisi. E anche il tentativo del presidente del consiglio di far accettare a Follini un governo-fotocopia con un programma di fine legislatura è fallito. ”Quello a cui stiamo assistendo è una fuga verso il passato”, ha commentato Berlusconi a fine serata passeggiando tra gli antiquari di via dei Coronari. E’ convinto che Follini cederà e rientrerà nel governo: ”Non ci sono assolutamente distanze sui contenuti del programma”. Ma i tempi della crisi sono incerti: ”Non lo so, io lavoro”. Le dimissioni? Berlusconi non ne vuole sapere: ”La cosa più importante è andare avanti e rispettare il mandato degli elettori. Poi se ci sono queste situazioni che sanno molto di vecchia politica bisogna superarle con pazienza. Io sono una persona responsabile, penso alle cose concrete e non mi faccio distrarre da quelle cose che concrete non sono”.
La prima mossa - annunciata dal giorno prima - l’aveva fatta ieri mattina Follini annunciando il ritiro dei ministri Udc. ”Il presidente del consiglio colga l’opportunità della nostra scelta per rilanciare un patto di fiducia con i cittadini italiani”. Una sollecitazione che Follini aveva espresso davanti alla Direzione del suo partito: ”Di fronte a una sconfitta elettorale e ad una difficoltà politica abbiamo chiesto una novità. Ci è stato risposto diversamente, ci è stato opposto il valore della continuità e un certo minimalismo rispetto al risultato elettorale: abbiamo un’opinione diversa”. E’ chiara la critica alla teoria di Berlusconi secondo cui sarebbe un gioco da ragazzi recuperare i tre milioni di voti persi, perché ”quello che ho potuto vedere dai sondaggi è una musica completamente diversa”.
Invece, per Follini ”gli elettori hanno chiesto al
centrodestra un profondo cambiamento e l’Udc ritiene doveroso non far finta di niente. Sta ora al presidente del consiglio cogliere l’opportunità della nostra scelta”.
In prima istanza Berlusconi se l’è cavata con una battuta: ”Comunque temo che non vi libererete troppo facilmente di me”. Poi ha aperto a soluzioni diverse dal rimpasto a cui fino ad allora aveva pensato: ”Non ci sono preclusioni da parte mia a nulla, faccio quello che riterrò per il bene del paese”. A metà pomeriggio la soluzione, per Berlusconi, era contenuta in un documento per rilanciare il patto di fine legislatura. Sud, famiglie e investimenti: troppo generico e troppo superficiale per l’Udc, tanto che Follini decide di continuare il braccio di ferro. Niente firma sul documento. Tutto ancora in alto mare. ”Follini prima aveva detto sì, poi si è rimangiato tutto”, fa sapere Palazzo Chigi, ma la versione dell’Udc è diversa: Follini era d’accordo ad esaminare un documento ma poi, una volta visto, ha detto di no. Berlusconi insiste nella sua versione: ”Fini è sulla mia posizione. C’era l’accordo di tutti su tutto, anche di Follini. Il vicepremier ha poi parlato con Letta, Fini e Pisanu e, rivedendo la sua posizione, ha detto di non poter aderire a quel documento che aveva congiuntamente redatto con il ministro dell’Interno, e ha chiesto tempo”. Tuttavia, anche se ”io non devo convincere nessuno”, ”immagino che Follini possa cambiare idea perché non vedo fatti di ragionevolezza che si oppongono ad un accordo su cui aveva già dato la sua adesione”. E ora un Berlusconi-bis? ”Berlusconi-ter casomai, che è molto più bello”. L
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