A ruota libera

”Ma quando arrivano le ragazze?”, l’ultimo film di Pupi Avati

”Ma quando arrivano le ragazze?”, l’ultimo film di Pupi Avati

27/03/2008



”Lui, il sassofonista che scopre di non essere abbastanza bravo. Lei, la donna amata ed eternamente indecisa. L’altro, il trombettista geniale che riesce a sfondare. Ruota intorno a questi tre poli il triangolo sentimentale raccontato da Pupi Avati nel suo ultimo film, dal titolo accattivante: Ma quando arrivano le ragazze? Una storia d’amore e di jazz, ma anche d’amicizia e di invidia: ”La mia opera più autobiografica - confessa oggi il regista, alla presentazione della pellicola - e soprattutto una riflessione sulla differenza che c’è tra la passione per un’arte, e il talento vero”.

Due concetti diversi, incarnati dai due protagonisti. La passione è rappresentata da Gianca, interpretato da Paolo Briguglia (I cento passi, El Alamein): un ventenne di buona famiglia, figlio di un musicista fallito (Johnny Dorelli) deciso a farlo diventare un jazzista famoso. A metà degli anni Novanta il nostro eroe va a Perugia per una vacanza studio nell’ambito di Umbria Jazz; e qui conosce Nick (Santamaria), bolognese come lui, di professione benzinaio, analfabeta nella lettura della musica ma ”fissato” con la sua tromba e col grande Clifford Brown. Tra i due nasce un’amicizia, che li porterà a mettere su un gruppo.

Gli inizi sono piuttosto sfigati, poi però la band decolla, grazie all’esplosione del talento di Nick. Che sul più bello mollerà gli altri, per intraprendere, da solo, la strada del successo. E che poi incrocerà di nuovo la vita del vecchio amico, a causa dell’attrazione che scoppia tra lui e la compagna di Gianca, Francesca (Vittoria Puccini, reduce dai fasti televisivi di Elisa di Rivombrosa).


Questa la trama, attraverso cui Avati mostra tutte le emozioni dei suoi personaggi: i tormenti di lei, l’amicizia e poi l’invidia di lui, il talento eplosivo ma anche l’egoismo dell’altro. Il tutto raccontato dal personaggio di Briguglia, nella veste di voce narrante: ”Ho scelto - dice il regista - di raccontare la storia attraverso il punto di vista del soccombente. Come quasi sempre accade nei miei film. In questo caso, poi, la componente autobiografica è fortissima: anch’io mi sono ostinato a suonare nei club di mezza Europa, ed ero sempre il peggiore del gruppo”.

Eppure, malgrado si tratti della sua opera più personale, Avati ha scelto - per non ripetere scelte cinematografiche fatte in precedenza - di ambientare la storia non negli anni della sua giovinezza, ma nell’ultimo decennio. ”Anche perché si tratta di un tema universale”, spiega.

Ma nel film c’è un’altra circostanza singolare: quella di scandire i vari momenti della vita dei personaggi attraverso il parallelismo con alcune comete che, in quegli stessi anni, sono state studiate dagli astronomi. Il perché di questo escamotage, Avati lo spiega così: ”Volevo contestualizzare questo triangolo, questo piccolo intreccio borghese, in qualcosa di molto più ampio”. Inoltre la cometa, che sfiora la Terra con tutta la sua potenza e che poi si allontana per sempre, ”rappresenta il ruolo di Nick nella vita degli altri due”.

E infine il titolo, che è lo stesso di un brano musicale composto, nella finzione, da Gianca (e nella realtà da Riz Ortolani): ”E’ il mio più bello - afferma ancora Avati - perché è una frase che mi commuove”, col suo rimandare alla vita dei giovani.

Quanto agli attori, Santamaria sottolinea ”il dispotismo” del regista sul set: ”Un aspetto che amo e che odio”, dichiara. Con Briguglia che in un certo senso conferma, spiegando come Avati ”stia molto addosso agli attori, è l’unico autore con cui ho lavorato che quando si gira guarda te e non il monitor”. Mentre lei, Vittoria Puccini, preferisce spiegare i rapporti fra i personaggi: ”Tra loro si instaura un triangolo non banale - racconta - in cui chiunque si può identificare. Io credo che Francesca sia gelosa dell’amicizia un po’ morbosa che lega gli altri due; e che il suo tradimento sia un tentativo di spezzarla. Ma senza poi avere la capacità di guardarsi d
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