A ruota libera

ELUANA ENGLARO, UN RESPIRO SI SPEGNE…

ELUANA ENGLARO, UN RESPIRO SI SPEGNE…

11/02/2009


 

 

 

18 gen 1992 – “Dopo un incidente d’auto, Eluana, 20 anni, cade in uno stato vegetativo permanente. Ricoverata a Lecco, è alimentata con un sondino. La ragazza respira autonomamente pur senza coscienza, a causa della corteccia cerebrale necrotizzata”. Un anno dopo la regione superiore del suo cervello si degenera tanto che “I medici non lasciano alcuna speranza di ripresa”. Nel 1999 suo padre, Peppino Englaro fa richiesta al tribunale di Lecco di poter rifiutare l’alimentazione artificiale. I giudici danno una risposta negativa. La richiesta del padre si fonda su una “presunta” dichiarazione che Eluana avrebbe fatto – prima dell’incidente stradale – “che non avrebbe mai accettato di vivere in quelle condizioni”. Inizia una lunga battaglia giuridica condotta dal padre. Nel 2003 “Viene ripresentata la richiesta di lasciar morire Eluana, ma tribunale e Corte d’Appello la respingono”. Una prima svolta la si ha nel 2005, quando la “Cassazione avalla la decisione dei giudici milanesi presa nel 203, ma apre uno spiraglio alla richiesta del padre, ritenendo che la stessa non poteva essere accolta perché, tra l’altro, mancavano “specifiche risultanze” sulle reali volontà della ragazza”. Altro passaggio – verso la morte – è datato anno 2007, quando la “Cassazione rinvia di nuovo la decisione alla Corte d’Appello di Milano, sostenendo che il giudice può autorizzare l’interruzione in presenza di due circostanze concorrenti: lo stato vegetativo irreversibile del paziente e l’accertamento che questi, se cosciente, non avrebbe prestato il suo consenso alla continuazione del trattamento”. Nel 2008 il colpo di scena, quasi annunciato, “la Corte d’appello di Milano riesamina la vicenda e autorizza la sospensione dell’alimentazione”. Da quella data gli schieramenti favorevoli e contrari non perdono tempo nello strumentalizzare spesso la vicenda. “Il quotidiano Avvenire parla di “pena di morte”, di una “mostruosità”, riferendosi alla sentenza di Milano, di fronte alla quale “non ci si può rassegnare all’inchino”. “Giuliano Ferrara, direttore de il Foglio, promuove, assieme al Movimento per la Vita, l’iniziativa di deporre sul sagrato del duomo di Milano bottiglie di acqua per protestare contro una sentenza che condanna Eluana a morire di fame e di sete”. “Il comitato “Scienza e Vita” lancia un appello contro la sospensione delle cure, cui aderiscono parlamentari e cittadini, Famiglia Cristiana, 25 neurologi, il quotidiano Avvenire”. Nel frattempo, e siamo al 3 settembre 2008, “a famiglia chiede alla Regione Lombardia di indicare una struttura dove eseguire quanto stabilito dalla Corte d’appello, cioé interrompere definitivamente l’alimentazione artificiale e l’idratazione. Ma la Regione dice no”. L’8 ottobre 2008 “La Corte Costituzionale dà ragione a Cassazione e Corte d’Appello (che avevano stabilito le condizioni per l’interruzione dell’alimentazione)”. Lunedì 9 febbraio 2009 la vita di Eluana Englaro si spegne per sempre.
 

Giovanni Certomà

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