16/02/2009
La quotidianità dell’informazione ci inonda di notizie che, per la violenza che le contraddistingue, disorientano a tal punto da indurci a ritenenere che si stia vivendo in una realtà virtuale e ormai trasfigurata. Si tratta in buona parte di atti di violenza consumati a danno delle donne, che ricoprono ormai il ruolo di vittime predestinate in una realtà sociale nella quale è troppo comodo dire: “non ci sono più valori”. I valori non sussistono ma sono strettamente legati ai comportamenti delle persone; oggi mancano sani esempi di buoni comportamenti, ecco perché la “cornice” dei cosiddetti valori è vuota. Nelle ultime settimane alcuni drammatici fatti di cronaca hanno monopolizzato l’informazione: lo stupro di una ventunenne di Guidonia ad opera di quattro rumeni tra i 20 e i 23 anni; lo stupro di una quattordicenne della provincia bresciana ad opera di un gruppo di coetanei italiani. Due esempi che dimostrano come la violenza sulle donne non abbia né cittadinanza di responsabilità, né limiti generazionali. Il solo tassello comune è rappresentato dal corpo femminile che, impotente, è annientato dall’istinto animalesco e annoiato di esseri che meriterebbero esemplari trattamenti di condanna!