31/10/2010
Mi hanno telefonato annunciandomi la morte di Alda Merini. Ho acceso la radio, c’era la solita partita di calcio. Ho cambiato canale, chiacchiere e banalità. La televisione non l’ho accesa, non ce l’ho, per fortuna. Oggi sono venuti a trovarmi degli amici da Trieste. Una bellissima giornata insieme, abbiamo fatto una gita sul torrente dietro casa, qui a Marsure di Aviano, dove abito in attesa di trasferirmi a Venezia. Gli amici mi hanno raccontato che nel Golfo di Trieste vogliono costruire un rigassificatore, un’isola artificiale, un mostro che spezzerà l’orizzonte sul mare. Lo chiamano progresso, anzi non lo chiamano più niente, lo impongono e basta. In questi ultimi decenni a Trieste è stato ucciso il silenzio, costruendo un’autostrada sopraelevata su quel miracolo della natura che era il Carso. La città è stata devastata dal traffico e dal cemento, come purtroppo la gran parte delle nostre città, e adesso tocca all’ultimo panorama incontaminato. La Poesia muore tutti i giorni. I poeti possono morire solo una volta, e a volte non fanno nemmeno notizia. I poeti cadono come foglie nel rumore di una civiltà che ha corrotto se stessa. Ascoltavo una trasmissione alla radio, sulla mafia. Dicevano che la mafia ha un solo obiettivo: l’arricchimento personale. Ma da anni, noi tutti viviamo nella dittatura dell’arricchimento, chi non si arricchisce è un perdente. E siccome ci dobbiamo tutti arricchire, nessuno deve impedire agli affaristi di arricchirsi ad ogni costo, anche a costo di distruggere la poca bellezza rimasta. Venezia, le nostre splendide città del Rinascimento, sono nate per un intento comune, un comune desiderio, una tensione verso la Bellezza e l’Ignoto. Adesso di quello splendore rimane una facciata per i turisti, mentre noi affoghiamo nell’egoismo personale, nell’ideologia dei centri commerciali, nell’illusione della tecnologia, e in una corsa verso il nulla. Però nascosta nel cuore dell’uomo, a volte sepolta, la Poesia vive il mistero di una vita eterna, di una esigenza insopprimibile. Alda Merini era nata il primo giorno di Primavera e ci lascia nel giorno di Tutti i Santi, come ad indicare il nostro Destino nonostante tutto, nonostante la nostra delusione, la nostra impotenza ed il buio della nostra ignoranza. di Lorenzo Mullon ----------------------------------------------------------- (da Repubblica.it) E’ morta a Milano la poetessa Alda Merini. Aveva 78 anni. Era ricoverata all’ospedale San Paolo (dove sarà allestita la camera ardente) da una decina di giorni per un tumore osseo. Viveva in condizioni di quasi indigenza (una scelta di vita basata su una sorta di "noncuranza") tanto che i pasti quotidiani le venivano portati dai servizi sociali comunali. Ha cantato gli esclusi e ha vissuto sulla sua pelle una delle peggiori forme di esclusione: la malattia mentale. Negli ultimi anni, per una strana contraddizione, era diventata quasi popolare: abbastanza frequenti le sue apparizioni in Tv dove, con la sua voce arrochita dal fumo, diceva sempre cose profondissime e, nello stesso tempo, del tutto comprensibili al grande pubblico. Grazie a lei, molti si erano avvicinati alla poesie. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, saputo della scomparsa si è detto profondamente rattristato: "Viene meno - ha aggiunto - una ispirata e limpida voce poetica". GUARDA L’INTERVISTA