17/02/2010
- “E’ stato completamente evacuato in giornata – 16 febbraio 2010 - il comune di Maierato, piccolo centro di 2 mila abitanti circa del vibonese, interessato ieri da una frana di grandi proporzioni. L’intero costone di una collina è infatti franato scendendo a valle”. L’agenzia Adnkronos, con questo lancio, informa dell’ennesimo caso di grave dissesto idrogeologico che caratterizza il territorio della regione Calabria; episodio certo non del tutto riconducibile soltanto alla costituzione particolare del suolo calabrese. Indubbiamente “il territorio calabrese è infatti un territorio con forti dislivelli (in vari punti della Regione si passa in pochi chilometri dal mare alla montagna) e geologicamente "giovane", per cui la conformazione del territorio è spesso soggetta a modifiche naturali”. A sottolineare questa fragilità già nel secolo scorso fu il noto intellettuale e meridionalista Giustino Fortunato, che ebbe a definire la Calabria "uno sfasciume pendulo sul mare". Nel corso degli anni sono stati diversi i casi di dissesto idrogeologico che hanno provocato, purtroppo, numerosi morti. Nella bacheca dei ricordi vi sono le alluvioni del 1951, 1972-73, fino ai recenti eventi alluvionali che nel 1996 e 2000 hanno interessato rispettivamente le città di Crotone e Soverato. Ma tutti questi eventi, i danni e i morti da essi causati, non sono certo da ricondurre solo alla natura del terreno, ma – e diciamo a voce alta – anche ad uno sviluppo urbanistico assolutamente dissennato e all’insegna dell’abusivismo edilizio per nulla nascosto e quasi sbandierato, con le molte villette che, costruite a pochi metri dal mare, hanno deturpato lunghi tratti costieri; o come nel caso di Soverato un campeggio costruito in prossimità del torrente Beltrame. Nel 1998 con la legge n° 267 (legge Sarno) quasi tutte le regioni italiane hanno effettuata la perimetrazione delle aree a rischio idrogeologico alto o molto alto. Ma in Calabria “l’Autorità di Bacino Regionale ha pubblicato – solo - nel 2001 il PAI, Piano di Assetto Idrogeologico Regionale che ha posto vincoli alla realizzazione di opere nelle aree a rischio elevato o molto elevato di alluvione o di frana”. Mi chiedo quanto i divieti imposti dal suddetto Piano trovino concreta attuazione nella realtà quotidiana del territorio regionale?