A ruota libera

LOGOPEDIA, UN TRAGUARDO SOLO PER POCHI

LOGOPEDIA, UN TRAGUARDO SOLO PER POCHI

Chiara Ursino

02/10/2010


di
Chiara Ursino
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Sono una ragazza di 26 anni, diversamente abile. Scrivo per raccontare la mia storia, o per meglio dire, un sogno che non sono riuscita a realizzare. Io ci ho provato per ben sei volte con tutte le mie forze e la mia caparbietà, credetemi. Mi si potrebbe replicare che sono giovane e ho ancora tanto tempo davanti; può darsi, ma a volte, bisogna davvero rassegnarsi di fronte ad ostacoli veramente insormontabili. Per spiegarmi meglio, devo fare qualche passo indietro negli anni. Nel settembre 2003, subito dopo essermi diplomata, ho partecipato ai test di ammissione presso l’Università Magna Grecia di Catanzaro, orientandomi per Logopedia, perché adoro i bambini, con i quali ho sempre avuto un rapporto speciale. Questa professione mi avrebbe permesso di stare a contatto con loro e allo stesso tempo avrei potuto aprire uno studio tutto mio senza dovermi spostare o allontanarmi troppo, aspetto di non secondaria importanza, visti i miei problemi fisici. Ma i posti erano veramente pochi e molto ambiti. Per quell’anno dovetti frequentare il Corso di Educatore Professionale, che avevo indicato come seconda opzione, giusto per non correre il rischio di restare fuori. L’anno successivo ritentai i test di ammissione senza superarli. Mi rassegnai allora a completare il corso di laurea che stavo frequentando, essendo arrivata già al secondo anno. Mi laureai nei termini previsti con 105/110 nel novembre 2006 e già non vedevo l’ora che arrivasse settembre 2007 per ripetere, con maggiore grinta, i test di ingresso per Logopedia. Niente da fare, anche stavolta restai fuori. Nel settembre 2008 decisi di cambiare università e scelsi la “Cattolica” di Roma. Ennesima delusione: fui poi ripescata, nello scorrimento di graduatoria, tra i migliori perdenti, per occupare uno tra i rimanenti posti delle professioni sanitarie, ma rifiutai perché non era previsto un eventuale passaggio interno da un corso all’altro. Cercando poi su Internet qualche altra università che mettesse a concorso un maggior numero di posti contro i soliti 8 massimo 10 posti, scoprii che l’Università di Parma era l’unica in Italia che aveva il vanto di offrire un posto riservato ai diversamente abili per ognuna delle professioni sanitarie.” Ecco l’Università che fa per me” pensai, là avrei avuto una chance in più. Dopo un’altra estate passata a studiare, eccomi a Parma nel 2009 a sostenere, per la quinta volta, la selezione per la tanto sospirata Logopedia. “Siete solo in due a concorrere, mi era stato detto quella mattina. Durante lo svolgimento delle prove, sono stata interrotta dalla Delegata del Rettore in persona, la quale mi dice testualmente: “ Lascia stare i test, ti abbiamo già sistemata. Ho parlato con il responsabile del corso di laurea che ha proposto di inserirti nel secondo anno visto che con tua laurea puoi convalidare gli esami delle materie di

 

 


tronco comune. Puoi dire a tuoi di cercare subito una casa da affittare”. Dopo questa bellissima comunicazione, ho completato comunque la prova dei test. Risultato? Arrivai seconda. Non riesco ancora ad esprimere quello che provai in quel momento: un misto di rabbia, delusione, amarezza. Io, con una laurea e un master già in tasca, ero stata “battuta” da una diplomata. Certo, era possibile che fosse più preparata di me, ma lo ritenni improbabile. Fui richiamata per presentarmi davanti alla Commissione Speciale per valutare la mia situazione: avevo ancora una speranza. Durante quel colloquio un componente della commissione ha proferito queste testuali parole, che mi hanno lasciata sconcertata: ”Purtroppo abbiamo dovuto accontentare l’altra ragazza. Io risposi: “Se parliamo in questi termini, accontentate pure me”. In conclusione, decisero di ammettermi al secondo anno con la clausola di presentare i programmi analitici di tronco comune della laurea già acquisita, per procedere alla convalida degli stessi. Sono uscita molto felice, convinta di aver raggiunto il mio obiettivo, senza però sapere di dovermi imbattere, nuovamente, in un altro ostacolo insormontabile. Richiesi subito la documentazione necessaria alla segreteria didattica della mia università che, rispose per iscritto, dichiarando di non esserne in possesso. Decisi, quindi, di mettermi in contatto personalmente, via e-mail, con i singoli docenti. In termini di tempo, però, una procedura simile mi ha rallentato, togliendomi di conseguenza la possibilità, perché scaduti i termini previsti. Ho dovuto quindi, per forza di cose, ripresentarmi a sostenere le prove di ammissione. Ancora più speranzosa, perchè ormai in possesso dei programmi, quest’anno mi sono ripresentata a Parma, dove mi hanno detto che eravamo in tre diversamente abili a concorrere per il posto riservato. Nel controllare i risultati della graduatoria generale, scopro di non essermi classificata in posizione utile. Vengo, però, contattata telefonicamente, per presentarmi a colloquio con la Commissione. Mi viene comunicato che nella graduatoria speciale, che non è pubblicata sul sito universitario, sono arrivata sesta, per cui non posso usufruire del posto riservato. A questo punto mi è sorta spontanea la domanda: “Come mai sono arrivata sesta se in realtà eravamo in tre a concorrere?” Ovviamente, nessuno mi ha risposto e credo che non lo scoprirò mai. Mi è stato però proposto, nella stessa sede, l’iscrizione ad un altro corso che era rimasto vacante, ma poiché hanno escluso la possibilità di poter effettuare il passaggio, in quanto trattasi di corsi a numero programmato, non ho accettato. In conclusione, mi hanno invitato a ripresentarmi l’anno prossimo per la selezione. Qui finisce la telenovela…
Dopo sei tentativi falliti, mi sono resa conto che per raggiungere il mio obiettivo non posso basarmi solo sulle mie capacità, perché la struttura attuale dell’università italiana richiede altri mezzi, di cui non tutti dispongono, mettendo in questo modo in secondo piano la valutazione reale dei meriti di ciascuno. Vorrei rendere pubblica questa mia storia non avendo altri mezzi per riscattarmi.
La mia testimonianza serve per urlare al mondo intero che non è assolutamente giusto!

 

 

 

 

 

Chiara Ursino

Commenti

francesco mari 07/10/2010

lasciali stare chiara tu sei un genio e noi lo sappiamo .... si vede che i figli di hanno pagato tanto ... x questo viviamo nell ignoranza cmq nn ti fermare continua a batterti x la tua casa

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