17/12/2010
- di Chiara Ursino - Il linguaggio è lo sfondo che accompagna e dà significato alla vita individuale e sociale, permettendo di trasmettere informazioni, esprimere stati d’animo, conoscere e trasformare sé stessi ed il mondo circostante. Usare il linguaggio non significa attribuire dei nomi agli oggetti, poiché ad ogni lingua corrisponde una particolare organizzazione di dati dell’esperienza. La funzione essenziale delle lingue risulta essere la comunicazione, che è uno dei processi più studiati negli ultimi anni e non solo in ambito psicologico. Ogni comunicazione è un fatto sociale sia che avvenga tra due o più individui, sia che si realizzi in un colloquio interiore. La ragione è da ricondurre al fatto che, ogni segno, è leggibile solo all’interno di un’esperienza comune o di un sistema basato su consuetudini comuni. Ogni atto di comunicazione costituisce un rapporto sociale. Nella comunicazione si apre la relazione con l’altro, che è insita nell’esistenza stessa dell’uomo. Ogni comunicazione implica un impegno e perciò definisce la relazione. E’ un altro modo per dire che una comunicazione non soltanto trasmette informazione, ma al tempo stesso impone un comportamento. La relazione è un sistema dove i comportamenti sono circolari: non è possibile stabilire quale sia la causa e quale l’effetto; ciò che viene prima e ciò che ne segue. Ogni comportamento è, insieme, azione e risposta ad un altro comportamento. All’interno della comunicazione si possono distinguere due diverse forme: quella verbale e quella non verbale. Attraverso il linguaggio noi imponiamo all’altro il riconoscimento della nostra esistenza come persona. Si obbliga, dunque, l’altro a prestarci ascolto, attenzione, mettendolo in condizione di esprimere un proprio parere: nasce così una relazione interpersonale. La comunicazione non verbale, invece, attiene essenzialmente al nostro corpo. Le forme più significative sono quelle riconducibili alle espressioni dello sguardo, del volto, ai gesti, ai movimenti del corpo e alle disposizioni che ciascuno di noi cerca all’interno del proprio spazio. Si evince che, l’essere umano è per sua natura un animale sociale, senza la socializzazione non potrebbe sopravvivere. Si dice asociale colui che non mette in atto nessun comportamento affinché avvenga una interazione sociale all’interno di un gruppo. Inoltre, è da analizzare anche un altro aspetto della comunicazione che viene definito in psicologia “aspetto analogo”, cioè la parte “negativa”, ovvero tutte quelle implicazioni riguardanti gli effetti che potrebbero porsi all’attenzione: non farsi capire, essere oscuri, ambigui, allusivi, litigare, creare conflitti, attaccare, squalificare l’altro, separarsi, imporsi, prevaricare, trovare errori dell’interlocutore, allontanare, demotivare, evitare. In conclusione, per una buona comunicazione o per meglio dire in qualunque tipo di relazione umana, sarebbero graditi un po’ di tatto e di diplomazia. E’ decisamente una mancanza di tatto il dire ad esempio, qualcosa che potrebbe offendere, che è tipico di quelli che urtano continuamente la suscettibilità degli altri, dei brutalmente franchi, di quelli che pensano a voce alta sparando tutto ciò che passa nella loro testa. Occorre dunque, immaginazione e comprensione per mettersi nei panni dell’altro e per tener conto dei suoi sentimenti.