21/01/2011
- di Chiara Ursino - Fenomeno sempre più in via di diffusione che coinvolge una percentuale sempre più ampia di persone, molto spesso ignare di essere vittime dei loro cari, in cui ripongono fiducia e spesso anche amore. Oggi viene definito e riconosciuto come stalking. Lo stalking è un fenomeno psicologico e sociale conosciuto anche come “sindrome del molestatore assillante”, “inseguimento ossessivo”. Il “molestatore assillante” nella manifestazione dei suoi comportamenti è spinto da diverse motivazioni che lo inducono a introdursi nella vita privata e lavorativa della vittima, mettendo in atto una sistematica violazione della libertà personale; infatti la vittima si sente prigioniera come all’interno di una gabbia: la sua casa, il suo ufficio, i suoi ambienti famigliari diventano luogo di minacce che intralciano la vita personale. Diverse sono le modalità in cui lo stalker si manifesta: telefonate, messaggi, biglietti, email, lettere anonime, pedinamenti, appostamenti, minacce di aggressione e di morte che, a volte, inducono la vittima a compiere gesti estremi. Per il molestatore la vittima trascende dal suo essere soggetto nell’ essere oggetto di desiderio, di pulsione, di vendetta e di gelosia. Appare quindi evidente che, a seconda delle storie personali, familiari ed affettive di ognuno, ed a prescindere dalle motivazioni poste alla base della nascita dell’ossessione, lo stalker in generale, manifesta una evidente alterazione afferente alla sfera affettivo-emotiva, relazionale e comunicativa. Questo è quanto emerge dai vari studi che hanno esaminato il profilo psicologico di numerosi stalkers, facendone emergere una classificazione a sua volta composta da cinque tipologie, in base ai bisogni e desideri che fanno da elemento motivazionale. Una prima tipologia di molestatore insistente è stata definita “il risentito”. Il suo comportamento è sospinto dal desiderio di vendicarsi di un danno o di un torto che ritiene di aver subito ed è quindi alimentato dalla ricerca di vendetta. Si tratta di una categoria piuttosto pericolosa che può ledere prima l’immagine della persona e poi la persona stessa. Il problema più grave è legato alla scarsa analisi della realtà: il risentimento fa considerare giustificati i propri comportamenti che, producendo sensazioni di controllo sulla realtà, tendono a loro volta a rinforzarli. La seconda tipologia di stalker è stata denominata “il bisognoso d’affetto”, una tipologia che è mossa dalla ricerca di una relazione e di attenzioni che possono riguardare l’amicizia o l’amore. La vittima in genere viene considerata, per via di una generalizzazione, a partire da una o più caratteristiche osservate anche superficialmente, vicina al “partner o amico/a ideale”, una persona che si ritiene possa aiutare, attraverso la relazione desiderata, a risolvere la propria mancanza di amore o affetto. Spesso il rifiuto dell’altro viene negato e reinterpretato, sviluppando la convinzione che egli abbia bisogno di sbloccarsi e superare qualche difficoltà psicologica o concreta. Una terza tipologia di persecutore è quella del “corteggiatore incompetente”, che tiene un comportamento alimentato dalla sua scarsa o inesistente competenza relazionale che si traduce in comportamenti opprimenti, espliciti e, quando non riesce a raggiungere i risultati sperati, anche aggressivi e villani. Questo tipo di molestatore è generalmente meno resistente nel tempo nel perseguire la persecuzione della stessa vittima, ma tende a riproporre i propri schemi comportamentali cambiando persona da molestare. Esiste poi “il respinto”, un persecutore che diventa tale a seguito di un rifiuto. È in genere un ex che mira a ristabilire la relazione oppure a vendicarsi per l’abbandono. Spesso oscilla tra i due desideri, manifestando comportamenti estremamente duraturi nel tempo che non si lasciano intimorire dalle reazioni negative manifestate dalla vittima: la persecuzione infatti rappresenta comunque una forma di relazione che rassicura rispetto alla perdita totale, percepita come intollerabile. Infine, è stata descritta la categoria del “ predatore”, rappresentata da un molestatore che ambisce ad avere rapporti sessuali con una vittima che può essere pedinata, inseguita e spaventata. La paura, infatti, eccita questo tipo di stalker che prova un senso di potere nell’organizzare l’assalto. Questo genere di stalking può colpire anche bambini e può essere messo in atto anche da persone con disturbi nella sfera sessuale, quali pedofili o feticisti. Questo mio articolo ha uno scopo ben preciso, ovvero quello di fare da spinta, e quindi essere un input affinché la gente possa dare un nome a ciò che gli accade e abbia il coraggio di parlarne e denunciare agli enti competenti.