15/02/2011
Intervista a Chiara Ursino - Tanto per tenervi allegri ho un’altra esperienza allucinante da raccontare. Dovete sapere che anche io ho iniziato, come migliaia di altri giovani, la estenuante trafila dei concorsi pubblici e vi assicuro che merita di essere raccontata perché se ne vedono di tutti i colori. Io a ventisei anni sono già al quarto concorso e chissà quanti altri ce ne saranno ancora, ma devo dire che mi sono un po’ emozionata solo al primo, perché non sai com’è e cosa ti aspetta. Dopo, però, vai più tranquilla e con lo spirito giusto, cioè quello di viverlo come un’esperienza, un motivo per ripassare un po’ sui libri e tenerti la memoria allenata; un’occasione di incontro e di confronto con gli altri perché di vincerlo proprio te lo scordi. Eh sì, che a vincerlo è il raccomandato di turno è sfacciatamente palese e solo un fesso non lo capirebbe. Il mio ultimo concorso era stato indetto dall’ ASL di Legnano per un posto di Educatore Professionale. Questa volta il trattamento che ho ricevuto, in quanto persona diversamente abile, è stato a dir poco incivile. Non mi era mai capitato! Altro che categoria protetta, privilegiata e siamo al nord, nella avanzatissima e progredita Lombardia. Il concorso è andato male ma non importa, non mi aspettavo certo di essere la fortunata, però nemmeno di essere considerata trasparente e insignificante. Quando feci la domanda di partecipazione, allegando il mio certificato di invalidità, avevo richiesto gli ausili necessari come previsto dalla legge 104/92, cioè la presenza di una persona addetta alla lettura della prova. Arrivato il giorno dell’esecuzione della prova, poiché ero sulla mia sedia a rotelle, mi hanno fatta posizionare alla cattedra, perchè impossibilitata a sedermi nei banchi che erano sulla gradinata. Mi sono resa subito conto che non mi era stato assegnato nessun assistente, ma non mi è stata data nessuna spiegazione. Per svolgere la prova, allora, ho chiesto se qualcuno della commissione potesse leggermi il testo. Il segretario gira la mia richiesta a un altro componente della commissione che, a sua volta, si alza e, con tono quasi arrabbiato, mi domanda cosa dovesse fare. Al che io, siccome avevo già espresso in maniera chiara pochi secondi prima la mia richiesta, ho replicato: ” Se può e se sa, dovrebbe leggermi solo il testo”. La signora, senza neanche sedersi accanto a me, malvolentieri, comincia a leggere, manifestando nessun impegno. Arrivati alla settima domanda e alzando lo sguardo per girare il foglio, mi sono resa conto che la persona che avevo a fianco qualche minuto prima era comodamente seduta con le spalle girate al muro, intenta a fare conversazione con un altra persona. Così, senza perdere altro tempo, visto che già era poco e mi restavano ancora 14 domande, mi sono tolta gli occhiali e ho continuata la prova da sola. Una volta conclusala, un Commissario mi ha chiesto se avessi finito. Avendo dato risposta positiva, mi ha risposto: ”L’ accompagno io a consegnare”. Terminata la consegna, ho ribadito il fatto che l’avessi svolto completamente sola senza ricevere alcuna risposta. Ero convinta che, almeno qualcuno di loro, mi accompagnasse all’uscita o almeno mi chiedesse se avessi bisogno. Invece mi sono ritrovata nel mezzo della stanza senza sapere la strada da percorrere per uscire. Ho atteso che un altro candidato finisse di consegnare, per chiedergli di uscire insieme a lui. Per un attimo mi sono chiesta dove fossi :”al sud o al nord?”.