18/05/2011
- di Chiara Ursino - Il 15 e 16 maggio scorsi si sono svolte le elezioni amministrative. Votare è un diritto e un dovere del cittadino, così come sancito dalla Costituzione all’articolo 48. Il voto dovrebbe essere libero e soprattutto segreto ma, a parer mio, non è sempre così. Quando si avvicina il periodo delle elezioni siano esse provinciali o comunali, nella maggior parte dei casi si verifica una “compra - vendita”, dietro a promesse di qualsiasi natura. Il momento del voto per il cittadino risulta molto importante, non solo perché attraverso di esso si può esercitare il proprio diritto, ma perché dietro si nascondono delle “speranze” che, a volte, risultano infondate e delle aspettative esagerate, mosse da una forte esigenza di cambiamento, soprattutto nel mondo giovanile. Il giorno delle votazioni molto spesso, ci si ritrova davanti a situazioni a mio avviso poco gradevoli e volte inaspettate. Tutti i candidati dei diversi partiti per quel giorno infatti, rivestono un ruolo, quasi fossero su un palcoscenico e dovessero recitare un copione. Tutti amici, magari proprio sulla porta quasi pronto per votare, ti salutano in maniera inusuale, come se in qualche modo volessero assicurarsi che il voto vada ad un determinato partito, piuttosto che un altro. Ma ci siamo mai chiesti cosa fanno di concreto per il bene di tutti una volta raggiunti i piani alti? Tutte le promesse prima del voto vengono poi mantenute? La risposta a questi interrogativi è data dalla poca affluenza alle urne, proprio perché il cittadino, in generale, è sfiduciato verso la politica. La prima persona ad esserlo sono io, infatti, come ormai faccio da anni, ho votato solo perché è un dovere, ma non perché creda nella politica.