03/10/2011
di Chiara Ursino - Il libro “L’isola delle donne” di Cecilia Piscioneri è un romanzo scritto con lo scopo di fare emergere il “mondo” delle donne e il loro modo di vivere e di essere in tempi passati, con un chiro riferimento anche ai tempi moderni. Il testo diviene, quindi, mezzo di riflessione per riscoprire e rispettare il ruolo determinante che la donna assume nella nostra società. All’interno infatti, viene descritta la visione della donna in tempi passati, con situazioni di sottomissioni e maltrattamenti da parte dell’uomo; tra le righe emerge una sorta di richiesta d’aiuto dalla figura femminile e un implorazione al cambiamento. Si arriva così ad esaminare i tempi moderni; entra in relazione un concetto base: quello dell’emancipazione femminile e una rivisitazione del ruolo stesso. Leggendo ho avuto la sensazione che questa “isola che non c’è” fosse reale e che gli avvenimenti fossero realmente accaduti. In questo libro la fantasia e la realtà viaggiano insieme, per creare uno scenario degno della tematica trattata e far si che il lettore si calasse nel ruolo che viene descritto. La parte che ha catturato la mia attenzione in maniera particolare, è il momento in cui interviene Maria, la madre di Gesù nell’aula consiliare, di seguito riporto uno stralcio: ”[…]Io sono Maria, sono definita la madre per “ECCELLENZA” la madre “UNIVERSALE”. Però non mi trovo qui in veste divina ma come donna. Fui prescelta per portare al mondo Gesù. La mia maternità fu preconizzata dall’ALTO. Ero giovanissima, nessuno chiese il mio parere se concordavo o no di accettare la maternità. Per me giovane ed inesperta fu tutto predestinato […]”. In questo frammento l’autrice raggiunge il suo apice, e con una sfrontata naturalezza descrive la donna MARIA senza nessun richiamo religioso, e non è semplice trattare l’emblema della religione cristiana rivestendo il ruolo di una DONNA qualunque. L’autrice in un certo qual modo si rivede in Eva, senza mezzi termini, nella narrazione traspare che Eva non sia altro che il sogno utopistico dell’autrice e l’isola sia una piattaforma virtuale in cui portare avanti le proprie idee. “L’isola delle donne”, in conclusione, la paragonerei al famoso gioco di internet “Second life” in cui l’autrice una volta creato il profilo specifico, “quello di Eva”, lo esplora in maniera costante attraverso l’utilizzo di una tastiera del pc, comodamente da casa. Altra nota a mio pare da lodare, è proprio lo stile di scrittura che è stato utilizzato. La modalità impiegata, infatti, è un registro linguistico molto semplice e creativo, dando così la possibilità al lettore di viaggiare con la mente; allo stesso tempo per rendere più scorrevole e piacevole la lettura, ha avuto la capacità di “mettersi nei panni” degli aspiranti lettori.