06/03/2012
"Silvia viene svegliata all’alba da una telefonata della cugina Bice, che le comunica la morte di Nora. Accompagnata dal marito, Peppe, durante il viaggio in aereo dalla Calabria (dove si era trasferita per lavoro poco più che ventenne) in Emilia, sua terra d’origine, Silvia ricorda gli avvenimenti che le hanno segnato l’esistenza: quelli legati alla figura di Nora, sua madre, che l’aveva abbandonata quando aveva poco più di tre anni. Tra le due donne non c’è mai stato alcun rapporto, solo una volta sposata e già madre di tre figli, Silvia, dando ascolto al marito, aveva provato a riavvicinarsi a Nora, senza riuscirci. Troppo profondo era il risentimento verso la donna che con il suo gesto le aveva condizionato la vita. Nell’ultimo anno, però, sollecitata da Pina, la compagna del padre, che le aveva fatto da mamma, Silvia era tornata più volte nella sua città natale per fare visita a Nora, gravemente ammalata, senza comunque riuscire a stabilire con lei un legame che andasse oltre la pura formalità. Ed è solo per formalità che Silvia resta con Bice nella sala mortuaria dell’ospedale, dove si trova la salma di Nora, per ricevere le condoglianze di amici e parenti. Arrivati in albergo, Silvia e Peppe decidono di andare a cena nella trattoria dove vanno abitualmente quando sono in città ed è lì che, improvvisamente, Silvia diventa consapevole che il marito, anche se in apparenza niente sembra essere cambiato, si sta allontanando da lei. Anche le certezza riguardo il comportamento di Nora, su cui Silvia aveva costruito l’equilibrio di una vita, cominciano a vacillare. In una notte insonne, ricordando che aveva vissuto le proprie maternità nell’incubo che avrebbe potuto abbandonare i propri figli, proprio come Nora aveva fatto con lei, decide che dopo il funerale sarebbe andata da sola a casa della madre, per liberarsi definitivamente della sua ingombrante presenza, ma una volta lì, scatta in lei qualcosa. Si rende conto di aver lottato una vita più che contro Nora, contro sé stessa, obbligandosi ad odiare la madre, condannandosi a diventare un giudice inflessibile, con gli occhi bendati da una morale che non ammette eccezioni. La morte di Nora, non chiudeva definitivamente un capitolo, ma avrebbe lasciato per sempre irrisolte le problematiche di Silvia, se non avesse fatto chiarezza. Tornata in albergo dal marito, gli comunica che ha intenzione di fermarsi in città ancora un giorno e quando il marito gliene chiede la ragione, Silvia, come fa di solito quando non vuole affrontare una discussione, gli volta le spalle. Allora Peppe che, amandola moltissimo, in passato ha sempre cercato di assecondarla, stufo del suo atteggiamento, la costringe ad ascoltarlo mettendola di fronte alla verità: è una donna incapace di capire e perdonare e per questo sta rischiando di distruggere il legame con la figlia, Anna. Da cinque mesi Silvia ha troncato ogni rapporto con lei, perché è venuta a sapere che ha una relazione con un uomo sposato. Peppe lascia la stanza per andare alla stazione e prenotare il notturno per la sera dopo. Rimasta sola, Silvia riflette sulle parole del marito e quando Peppe ritorna, riesce ad aprirsi con lui come non aveva mai fatto: è il primo passo per provare a cambiare. La mattina seguente Silvia fa visita a zia Lucia, sorella di Nora. Spera che lei possa aiutarla a capire se all’origine della decisione di Nora di abbandonare figlia e marito ci fosse qualcosa di più che un banale colpo di testa, ma la zia non le è di nessun aiuto. Allora prova a rivolgersi a zia Antonia, sorella del padre, ma anche lei non le dice niente che già non sappia. Silvia, delusa, torna in albergo. Mancano diverse ore all’orario di partenza del treno che la riporterà a casa, così Peppe le propone di andare nella galleria d’arte dove si tiene una personale di Aldo Ronchi, un pittore cugino di Silvia che non hanno mai avuto occasione di conoscere. I due cugini scambiano alcune battute da cui Silvia capisce che Aldo ha avuto un rapporto speciale con Nora, ma non c’è il tempo per approfondire il discorso che viene rimandato ad un loro prossimo incontro. Rientrata a casa, Silvia trova nella cassetta delle lettere l’avviso per andare a ritirare un plico alla posta. Gliel’ha inviato Nora prima di morire, contiene il perché a cui ha diritto una figlia messa al mondo e abbandonata. Dalla lettura delle parole di Nora, Silvia scopre una persona molto diversa da quella che aveva sempre immaginato che fosse, ma la cosa più importante è che finalmente comprende di aver fatto alla figlia quello per cui aveva sempre odiato Nora: l’aveva abbandonata proprio quando avrebbe avuto più bisogno di lei". Biografia di Rossella Scherl Figlia di un istriano e di una napoletana, Rossella Scherl ha vissuto a Napoli fino al 1984, anno in cui si è trasferita in Calabria, a Roccella Ionica. È laureata in Pedagogia. Da anni frequenta corsi teorico-pratici di scrittura narrativa organizzati dalla rivista Inchiostro e stage condotti dalla scrittrice Antonella Cilento, che ha dato vita, nel 1993, al laboratorio di scrittura creativa Lalineascritta. Dal 2001 al 2004 ha collaborato con un periodico cittadino. Alcuni dei suoi racconti si trovano su Inchiostro e nella raccolta Rosa napoletano III pubblicata nel 2009 a cura dell’Assessorato alle Pari Opportunità della Provincia di Napoli.