29/11/2012
Sembra sia trascorso un secolo da quando con i miei compagni Vincenzo, Francesco, Ferruccio e Raffaele, ci si dava appuntamento giù nel vico, per giocare e stare insieme; e poi andare in piazza, passeggiando lungo il corso principale. Eppure non è passato un secolo, solo una trentina d’anni. Quegli anni li ricordo con nostalgia. Le piazze, le strade, i vicoli, come luoghi d’incontro, di gioco, di aggregazione sociale e culturale. E si usciva anche quando pioveva o faceva freddo. A riscaldarci bastava lo stare insieme, andando dietro alle ragazze, facendo gli “stupidotti”. Si usciva anche senza giubbotto, in pieno inverno, coperti solo di maglione e sciarpa perché, se vogliamo dirla tutta, la moda “ce lo imponeva”; anche noi, a nostro modo, siamo stati vittima del consumismo. Oggi spesso mi capita di udire... “ci vediamo alle 15:00 e andiamo al centro commerciale, a passeggiare” oppure “oggi piove, è meglio andare al centro commerciale, che si sta al calduccio” o ancora d’estate “andiamo al centro commerciale che là c’è l’aria condizionata”. Incredibile ma vero! Non solo la “la piazza virtuale” del web con i suoi social network, ma i centri commerciali che hanno sostituito le piazze, i vicoli, lo stare all’aperto; modificando le abitudini e assumendo il ruolo di collante sociale. Io continuo a preferire i luoghi aperti, per dialogare, incontrare le persone; e continuo a scegliere di andare a correre all’aperto – oggi sul Naviglio milanse – anche quando piove e spira quel forte vento.