14/03/2013
Autrice: Camilla Troisi genere: Oneshot tipologia: psicologico, drammatico, romantico. trama: Un amore non corrisposto, un cuore infranto, quello di Shin... Note: per chi non conoscesse i drama coreani, Noona è un termine utilizzato dai ragazzi per indicare una ragazza più grande di loro. I nomi che ho utilizzato per i due ragazzi hanno un significato particolare: Shin significa Fede, mentre Jung Su onesto e bello. “Ahahah! Come sei buffo! Vieni qui dalla tua noona, fatti strapazzare!” “Yurim, finiscila!” “Ma su, ridi un po’! cos’è quel muso lungo?” “Guarda che le prendi!” Non la sopporto proprio. Quando fa così è davvero irritante. “ahahah!” Mi tira un pizzicotto e corre via. La inseguo. Voglio davvero suonargliele questa volta! “Jung Su! Amore, eccoti finalmente! Mi sei mancato così tanto!”eccola lì! Se la prendo… “Oh, Shin! Che combini alla mia scimmietta?” oh no, è Jung Su. “Ehi…” “stavamo scherzando un po’!” Mi interrompe Yurim. “ah beh, allora scusala, ti avrà infastidito parecchio.” “Ehi! Che cattivo!” sporge in fuori il labbro e fa il broncio. “ahaha! Scusa, scusa!” l’abbraccia come se fosse il suo tesoro più prezioso. Non voglio guardare. Fa troppo male. Vorrei andare via, scappare e non sentire più parlare di niente. “La prossima volta finisce male per te!” l’avverto fingendo di scherzare e lei tira fuori la lingua pronta a farmi una pernacchia. Fingo di ridere, come se niente fosse. Questa tiritera va avanti ormai da un bel po’, non ricordo nemmeno quando tutto è cominciato. È diventata ormai quasi un’abitudine, un teatrino dove io interpreto il personaggio secondario, il terzo incomodo che intralcia la coppia felice. Jung Su la guarda con occhi pieni d’amore e io provo una gelosia che mi lacera dentro, le mie interiora si strizzano fino a farmi quasi gridare dal dolore. Questo amore a senso unico sono le catene che devo sopportare. Cos’avrò combinato in una vita passata per meritare tutto questo? Voglio solo fuggire via. “esco per un po’.” “oh, ok…” Sento lo sguardo di Jung Su sulla mia schiena, preoccupato. Chiudo gli occhi e cerco di non pensarci. Esco e vado a farmi un giro. Quanto vorrei urlargli contro. Non è giusto! Perché mi hai fatto questo?! Io… io… non ce la faccio più. Arrivo alla strada principale e continuo a camminare senza meta né voglia di tornare indietro. L’odore della città, la gente che passeggia e chiacchiera allegra, senza pensieri tristi che riempiono la testa. Mi mancano quei momenti, quando non avevo preoccupazioni né rimpianti. Giro l’angolo e mi trovo davanti una stradina che ormai mi è molto familiare e ancora una volta... sono sotto casa sua. Non ce la faccio più. “Ho preparato del the! Venite a prenderlo!” Dal piano di sopra sento la voce di Yurim. Ero talmente immerso nei miei pensieri che ora è come se mi fossi svegliato da un sonno profondo. Mi sfrego gli occhi e decido di scendere a bere il the. “ahahah!” sento la risata di Yurim al piano di sotto. Che fa, ride da sola? Scendo le scale a vedere cosa sta combinando, ma… c’è Jung Su abbracciato a lei e intento a coccolarla, a sussurrarle paroline dolci all’orecchio. Mi sento male. Il mio cuore è trafitto da mille lame, da spilloni appuntiti. Sono qui, a metà scala, e non so cosa fare. Scendere e fingere che non me ne importi niente, o tornare su? Opto per la seconda, ma la voce di Jung Su mi fa voltare di nuovo verso di loro. “Shin, vieni in sala. Abbiamo una grande notizia per te!” Il suo sorriso è abbagliante. Che sarà successo? Li raggiungo e mi siedo sulla poltrona. “Diglielo tu!” “non volevi farlo tu?” Sono già sfinito dopo nemmeno due secondi. “che succede?” chiedo. “ Ecco, io e…” “Stiamo per sposarci!” Interviene Yurim tutta eccitata. “c-come?” “Shin, ci conosciamo dai tempi dell’università, sei come un fratello per me..” Sento il mio cuore infrangersi in mille pezzi. “…vorresti essere il mio testimone di nozze?” Mi manca il fiato, ho bisogno di prendere aria, ma non posso andarmene ora, sarebbe troppo strano. Devo farmi forza e rispondere. “ Oh… ehm… s-sì, certo.” “Yippieeee! Hai visto, amore? Ora dobbiamo solo decidere quando e dove! Oh giusto, anche il vestito da sposa! Ah Shin, hai visto l’anello? Guarda, guarda!” Lo fisso. Mi viene da vomitare. Io e Yurim siamo agli opposti: lei così felice, gli occhi che le brillano, io inghiottito da una voragine nera come la pece. “Grazie Shin!” Jung Su si alza e viene ad abbracciarmi. “Sono felice!” Io no. È arrivato il giorno del matrimonio. Mi sono vestito di tutto punto e tutti sono in fermento.Ci sono fiori ovunque e tutti sono vestiti eleganti in occasione del grande evento. “ecco la sposa!” Yurim scende dalle scale e mi saluta. “Shin, che te ne pare?” “Sei stupenda.” Le dico. “Finalmente mi sposo! Oh, sono così nervosa! Fammi gli auguri!” “Sono sicuro che andrà tutto liscio, stenderai tutti.” Le sorrido. Oggi è davvero bella. Sento le campane della chiesa suonare, Yurim mi saluta e va dal padre, pronta a percorrere la navata. Jung Su è lì sull’altare che l’aspetta. Vedo che è ansioso, continua a scalpitare e ad allungare il collo in cerca della sposa. Lo raggiungo e lo rassicuro. “stai tranquillo, andrà tutto bene” Gli stringo il braccio e lui mi sorride. Non è quello che avrei voluto dire. Il pianoforte intona la marcia nuziale e Yurim comincia a percorrere la navata col velo che le nasconde il volto. Più lei si avvicina, più vedo il mio amore farsi sfocato. Mi giro dall’altra parte, non riesco a guardarli. Sento i miei occhi farsi lucidi e le lacrime cominciano a scendere, senza avere intenzione di fermarsi. Perché sto tremando? Perché sto piangendo? Vorrei interrompere la cerimonia, urlare il mio amore, esprimere ciò che sempre ho tenuto nascosto, ma il mio corpo non si muove, non vuole ascoltarmi. Ti prego, ti prego non lasciarmi. È arrivato il momento dello scambio degli anelli. Jung Su lo infila a Yurim all’anulare, poi la guarda e sorride. Lei ricambia con uno sguardo pieno d’amore. Perché non sono io al posto suo? Al bacio tutti applaudono e gridano felici e, mentre le mie lacrime continuano a scendere, scappo fuori. A cercare la libertà da questo mio tormento. È finito il ricevimento. Non riesco a entrare dentro a divertirmi. Mi appoggio alla balconata del ristorante e chiudo gli occhi. Sento il cigolio della porta, li riapro e mi trovo Jung Su davanti. “ehi, che ci fai qui? Non vieni al ricevimento?” “ah, sai come sono, non amo stare in mezzo al casino.” “andiamo, è il mio matrimonio! Fallo per me!” Mi afferra il polso, mi guarda felice e mi porta alla festa. Non riesco a non rispondere al suo sorriso. Arrivati giù Yurim ci chiama “Ragazzi, facciamo una foto! Vi voglio tutt’e due qui con me! Forza, forza!” Jung Su mi trascina davanti all’obiettivo della macchina fotografica e ci mettiamo di fianco alla sposa. “Eccoti qui.” lo bacia e poi ride. “Dite cheese!” Yurim ci prende entrambi a braccetto e ci mettiamo in posa. Per un attimo gli occhi di Jung Su incrociano i miei e il mio cuore manca un battito, tutto si ferma. Ma neanche il tempo di un battito di ciglia, che torna a guardare verso la macchina fotografica, tanto che mi chiedo se quello scambio di sguardi ci sia davvero stato. “Cheese!” È sera, tutti gli invitati si salutano e io salgo in macchina, in mano la foto scattata nel pomeriggio. Accendo i motori e comincio a guidare. Vedo la città passarmi davanti agli occhi, sfocata. È tutto finito, niente più sogni, niente più speranze, solo tristezza e solitudine abitano ormai il mio cuore. Le lacrime ricominciano a scendere. Sono stufo di tutto, ho voglia di gridare fino a perdere la voce. Perché a me?! Perché io?! Perché sono diverso?! Freno la macchina e rimango lì, le mani e la fronte sul volante continuando a piangere. Prendo la foto e la fisso, le lacrime che continuano a scendere senza l’intenzione di volersi fermare. Guardo il suo viso e lo accarezzo con rimpianto. Perché non hai scelto me? Perché mi fai soffrire così? Strappo la foto, tra i singhiozzi, esattamente a metà e pian piano avvicino il pezzo in cui ci sono io a quello in cui c’è lui. Piango sempre più forte e, mentre le mie mani tremano, pronuncio quelle fatidiche parole che ho tenuto nascoste nel mio cuore con tanta sofferenza:”Ti amo, Jung Su.”. Fine