19/05/2013
- di Chiara Ursino - Sempre più spesso le agenzie di stampa e i telegiornali ci riportano notizie riguardanti giovani ragazze che commettono dei reati, a volte molto gravi. La gente ormai, abituata a sentire parlare di reati minorili commessi da ragazzi, rimane davvero sgomenta, quando apprende che sempre più spesso è coinvolto il genere femminile. E’ recente la notizia delle due adolescenti romane di buona famiglia appena diciassettenni, che facevano parte di una banda di maschi con i quali compivano furti nelle case; o il caso di altre due ragazze che, insieme, poco tempo fa, hanno addirittura ucciso un uomo, molto più grande di loro e si sentivano delle eroine, come quelle dei videogiochi. Fanno parte delle cronache anche le azioni di bullismo al femminile, che sono in forte aumento e sconvolgono l’opinione pubblica. Al Festival di Cannes sono stati presentati due film che vedono protagoniste ragazze delinquenti; anche il cinema, come si vede, si sta occupando di questo fenomeno sociale. L’adolescenza è una fase in cui i giovani sono ribelli e mettono in atto comportamenti trasgressivi. Sorprende molto, però, che delle ragazzine tra i tredici e i diciassette anni si macchino di gravi misfatti, senza avvertire il minimo senso di colpa. Sembrerebbe quasi che abbiano voglia di emulare i coetanei maschietti; ma questa non rappresenta assolutamente una forma di emancipazione o di rivendicazione. Lo psicoterapeuta Alfio Maggiolini, autore di “Adolescenti trasgressivi” e docente di Psicologia del Ciclo di Vita all’università Bicocca di Milano, spiega che il loro comportamento non è affatto impulsivo, come si potrebbe immaginare, ma è premeditato e che i reati commessi da adolescenti sono un modo di esprimere la loro fretta di crescere. Io penso che dietro questi comportamenti vi sia sempre la mancanza di valori e del rispetto delle regole. Infatti, dietro tali azioni, non si celano sempre disagi familiari ma, piuttosto, insicurezze a livello personale, il desiderio di affermarsi e di darsi un ruolo determinante per essere accettati dal gruppo. Lo sgretolarsi delle famiglie porta, purtroppo, anche queste conseguenze: lo sbandamento dei giovani che non hanno punti di riferimento forti e stabili. La famiglia di origine ci dà le basi affettive e ci trasmette i buoni principi del vivere civile. I frutti dell’azione educativa, come afferma il mio amico, Giovanni in un suo recente articolo, presto o tardi arriveranno.