A ruota libera

33° ROCCELLA JAZZ FESTIVAL: intervista a Paolo Damiani, ex direttore artistico

33° ROCCELLA JAZZ FESTIVAL: intervista a Paolo Damiani, ex direttore artistico

Paolo Damiani

23/08/2013


 

Dopo trentadue anni, il noto violoncellista, Paolo Damiani, non ricopre più il ruolo di direttore artistico. Ai microfoni di Radio Roccella (in diretta live), Damiani spiega, chiaramente, perchè ha lasciata la direzione  di questo importante Festival.






 

Giovanni Certomà

Commenti

Giuseppe Francesco Simone 23/08/2013

Se ai roccellesi tutti "panem et circenses" piace che miliardi di lire prima e milioni di euro poi vengano sperperati ogni anno da ben trentatrè anni, se ai roccellesi "goliardi" piace che l’Associazione Culturale Jonica venga a piangere miseria ogni anno e trovi da una parte il Comune di Roccella Ionica, dall’altra la Regione Calabria a prestargli soccorso OGNI ANNO, se a loro va bene così, a me non va bene. Le delibere del comune e l’atto notarile parlano chiaro. A me che il Comune debba farsi carico dell’incapacità (o dell’allegra gestione) altrui non piace affatto, e parlo sinceramente da cittadino imparziale assolutamente privo di interesse. Il Festival Jazz "Rumori Mediterranei", organizzato dall’Associazione Culturale Jonica, avrebbe dovuto finanziarsi con gli introiti dei biglietti d’ingresso e con gli sponsor (tra i quali anche una banca). Ma se questo festival non riesce a finanziarsi autonomamente e richiede ancora continui sacrifici da parte dei cittadini che pagano le tasse, (e di chi al festival ci lavora per garantirne la realizzazione) vuol dire che da una parte il denaro si sperpera e dall’altra, i biglietti non vengono venduti, bensì regalati. Sono più di trent’anni che si va avanti così, tra sprechi e piagnistei. E’ una vergogna, un autentico insulto alla miseria, prima ancora che alla cultura. Uno spreco, una continua emorragia di denaro pubblico. Sarebbe ora di finirla, ma non è così. E’ infatti recente la notizia che la Regione Calabria ha garantito ulteriori finanziamenti per correre in aiuto al Festival. Ancora una volta, quindi, e per giunta in tempo di crisi, saremo costretti a vedere i nostri soldi buttati via, dilapidati senza possibilità di recupero. Come se non bastasse, tra gli strenui “difensori” dell’onorabilità e dell’immagine di Roccella Ionica, c’è anche chi è abituato a seguire o ad emulare lo stesso comportamento adottato dall’ACJ nei confronti dei lavoratori dello spettacolo ed è già partito, lancia in resta, a difendere l’indifendibile, convinto, forse in virtù di una consuetudine ormai consolidata ma certamente assai discutibile, che sia del tutto ovvio, se non addirittura lecito, non retribuire chi lavora. Come se a causare un danno all’immagine del nostro "ameno" paese e della Calabria intera non fossero stati quei decenni di sperperi e di mala gestione degli organizzatori del Festival, bensì chi non è più disposto a subire stando zitto e fermo e decide, dopo anni di lunghe e inutili attese, di denunciare reclamando il dovuto. E’ invece oltremodo evidente che tutto ciò va ben oltre ogni principio di moralità e di giustizia. Chi è vittima di tali vessazioni si trova a combattere da una parte, con chi specula sul lavoro altrui e dall’altra, con chi si proclama paladino di tali soprusi. Viene da chiedersi se un minimo di buon senso e di oculatezza nella gestione dei fondi destinati ad una manifestazione ormai ritenuta tra le più importanti d’Italia non sia solo auspicabile, ma anche a dir poco imprescindibile. Viene da chiedersi se, prima di programmare la prossima edizione del Festival Jazz, non si debbano piuttosto saldare urgentemente i debiti contratti da anni, pagando senza "se" e senza "ma" tutti gli artisti, i musicisti, gli operai, gli attrezzisti, i tecnici, che hanno reso possibile, di volta in volta, l’allestimento del Festival. Inutile dire che, al contrario, la strada dell’indebitamento incontrollato porterà inevitabilmente (con buona pace di chi si ostina ad erogare finanziamenti) all’eclissi di quella che sta assumendo sempre più i contorni di una farsa boccaccesca che farà tramontare con essa tutto il "grande sogno" della Calabria migliore.

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