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MARATONA DI ROMA: L’AMAREZZA DI ALBERICO DI CECCO

MARATONA DI ROMA: L’AMAREZZA DI ALBERICO DI CECCO

27/03/2008



di
Giovanni Certomà


Le confidenze di Alberico dopo il suo ritiro riflettono l’immensa amarezza che solo lontanamente è possibile immaginare.
“Pronti via e nella concitazione di quegli attimi ho preso una spinta dalla destra e contemporaneamente causa un probabile avvallamento della strada ho perso l’appoggio sinistro... un dolore fitto e localizzato dietro la coscia sinistra mi ha fatto intuire che qualcosa era successo, ma speravo in nulla di irreparabile. Nel successivo tratto di discesa tra il primo e il secondo km, però, tutto il bicipite cominciava ad irrigidirsi. Ho vissuto momenti di angoscia perché andavo incontro ad un destino cui non avrei voluto cedere. Il primo serio pensiero di ritiro al rifornimento del quinto km, quando nel rallentamento e nella confusione il muscolo si rifiutava di ripartire ad inseguire il gruppo. Mi sono defilato quei 2/3 metri per cercare lo spazio che mi permettesse di correre il più rilassato possibile... un’angoscia finita sul cavalcavia del 25° km quando scendendo, andando in estensione mi sono irrigidito fino alla schiena. Al 27° km ho deciso di fermare la moto del fotografo e farmi accompagnare alla navetta. Grazie agli organizzatori ed alla disponibilità del Dr. Ruggero nell’immediato pomeriggio ho potuto effettuare un’ecografia che ha evidenziato una lesione di II grado al bicipite sx di 2cm, edema e contrattura estesa del muscolo”.
Le parole di Alberico credo non necessitino di alcun commento.
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