Non dubitare mai di se stessi.
{G. Certomà}
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AURELIO AGOSTINO poi diventato santo
27/03/2008
di
Giovanni Certomà
La filosofia patristica cristiana non si è diffusa solo in Oriente, ma anche in Occidente, dove il massimo esponente è stato S. Agostino. S. Agostino nacque a Tagoste in Numidia, andò a studiare a Cartagine dove instaurò una relazione –senza mai sposarsi- con una fanciulla dalla quale ebbe un figlio. Ritornato in patria si dette all’insegnamento della grammatica ed alla diffusione del pensiero manicheo. Successivamente, andò a Roma e poi a Milano dove fu avvicinato al cristianesimo. Ritornato in Africa, dove gli era morta la madre, si dette al sacerdozio fondando anche una congregazione religiosa detta degli Agostiniani e poi divenne anche vescovo. Molte sono le opere scritte da S. Agostino, le più importanti dal punto di vista filosofico e teologico sono: De immortalitate animae; De magistero; De libero arbitrio; De trinitate (in 15 libri) e le Confessioni (14 libri). Le prime di queste opere denotano una evidente presenza del pensiero platonico, nentre le Confessioni documentano l’intera storia esistenziale di S. Agostino. Relativamente al primo fatto, effettivamente, Agostino si rifà a quella parte del pensiero platonico riguardante la interiorità come sede della verità. Agostino costruisce la propria filosofia partendo dal concetto che la coscienza è una struttura metafisica, nella quale risiede il criterio della certezza e della verità. Infatti, agostino dice che se dubitiamo dobbiamo essere certi di questo dubitare, e tale certezza non può provenire che dalla stessa coscienza. Quindi, esiste una intelligenza del vero che è insita nella stessa coscienza. Il vero, però, per essere tale ha bisogno dell’esistenza della verità che, a sua volta, dà la possibilità di ragionare e di giudicare. Quindi , la ragione non giudica il vero, ma giudica mediante il vero, la verità. Secondo Agostino esiste una fonte originaria della verità. Tale fonte non è la coscienza, ma è una fonte che sta oltre la coscienza e che è la luce che illumina tutte le coscienze; questa fonte non può che essere Dio, e per cercarla basta indagare l’intimo della coscienza che su di essa si fonda. Per dimostrare l’esistenza di Dio basta rifarsi alla coscienza, poi la coscienza che noi abbiamo delle idee delle cose ci proviene dalla illuminazione di Dio. Agostino riconosce alle idee il carattere della trascendenza –come Platone- ma non le considera –come Platone- separate da Dio, anzi sono le stesse idee di Dio. Per spiegare quindi, il problema della conoscenza Agostino non ricorre alla preesistenza dell’anima –come Platone- ma considera la conoscenza il prodotto di una illuminazione divina sempre in atto. È evidente l’influenza del pensiero platonico, però è altrettanto evidente che il pensiero platonico è stato trasfigurato in chiave cristiana. Per quanto riguarda l’anima, Agostino sostenendo che in essa risiede la verità e che questa si fonda in Dio, sostiene la sua immortalità. Inoltre, l’anima ha tre facoltà: quella dell’intelletto in cui si rispecchiano le idee diDio; quella della memoria, mediante cui l’anima è sempre presente a sé stessa; e quella della volontà. Queste tre facoltà vengono da Agostino accostate rispettivamente: al conoscere, all’essere, e all’anima, riproponendo così anche nell’anima il principio della trinità. Da quanto detto è evidente che Agostino giunge all’esistenza di Dio mediante la coscienza, ma anche attraverso il mondo che, essendo contingente rimanda necessariamente a un suo Creatore che non può che essere Dio. Naturalmente, tutto ciò che è creato da Dio non può che essere bene. A questo punto però, Aagostino s chiede da dove provenga il male? Per dare una spiegazione a questo, elabora la teoria della grazia e della libertà. Tutte le cose esistenti - dice Agostino – sono un bene, ma in quanto cose create sono un bene relativo. Il male quindi, quello fisico, è causato da una deficienza creaturale. Mentre il male morale deriva dal libero arbitrio in possesso dell’uomo e che implica
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