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22^ Maratona di Atene - 2004: durissima, affascinante, struggente...

22^ Maratona di Atene - 2004: durissima, affascinante, struggente...

27/03/2008



Credo che qualunque parola non sarà sufficiente per descrivere e trasmettere le sensazioni, le emozioni e le gioie vissute in questa avventura ateniese; proverò però a farlo nel modo che mi è consueto, facendomi guidare solo dall’istinto e scusandomi sin d’ora se, forse, mi dilungherò più del solito. Avevo deciso di andare ad Atene subito dopo che, per varie ragioni, era saltata la partecipazione alla mezza maratona di Budapest dell’inizio di settembre. Ma il mio voler andare nella capitale greca non era principalmente la Maratona, quanto l’irrefrenabile voglia di ritornare in Grecia dopo che ci ero già stato nel 1988 e nel 1998: volevo rivisitare Atene e poi ripercorrere le origini della Maratona di Filippide in assoluta tranquillità, senza alcuna ossessione di far il tempo. Infatti, non avevo una preparazione per la maratona, perché non l’ho fatta, avevo una buona condizione sulla mezza e da settembre ad ottobre ne ho fatte bene tre; poi il percorso della maratona di Atene è il più duro di tutto il circuito mondiale (altro che New York o Boston) assolutamente in salita per quasi la metà del tragitto. Questo, dunque lo spirito con cui mi sono avvicinato e ho vissuto il prima e il durante di Atene. Nella settimana che ha preceduto la partenza per Atene, tra lunedì 1 e martedì 2 novembre, sono stato colpito da una forte influenza che mi aveva un po’ preoccupato, ma ho continuato ad allenarmi e piano piano a smaltirla anche se non completamente. Giovedì pomeriggio (4 novembre), poi, mentre stavo infilando le scarpe per andare a fare l’ultimo allenamento prima della partenza del giorno successivo, mi accorgo, in modo del tutto casuale che, soprattutto la scarpa destra si era spaccata. Esco per l’allenamento e una volta rientrato, mi trovo costretto ad andare a Milano in fretta e furia per acquistare un nuovo paio di scarpe con le quali correre la maratona. Mi rendevo conto che mi stava accadendo ciò che in qualunque “manuale” di maratona non bisogna assolutamente mai fare: correre una maratona con scarpe nuove, io lo stavo per fare, del resto, forse, tutto il mio modo di affrontare la corsa è da “contromanuale”. La partenza per Atene era prevista per le 14:50 di venerdì 5 novembre dall’aeroporto di Malpensa. Uscito da scuola alle ore 11:00, prendo autobus e metropolitana fino alla stazione di Cadorna, da dove alle 11:50 salgo sul treno navetta per l’aeroporto. Improvvisamente squilla il mio cellulare e dall’altra parte sento la voce di un “certo” Gianluca che, non essendo stato imbarcato nel volo precedente col resto del gruppo, gli era stato detto di contattare me, per fare insieme il viaggio; ci diamo dunque appuntamento in aeroporto. Arrivo puntuale e mi reco in zona “voli in partenza”, faccio la carta d’imbarco, passa qualche minuto, mi volto e non è difficile riconoscere Gianluca (anche se non ci eravamo mai visti), noi runner siamo riconoscibili con gran facilità: tuta, zainetto, scarpe… Gianluca aveva già mangiato, ma io avevo una fame non indifferente, mi accompagna dunque a prendere un po’ di pizza e della frutta; e mentre consumo il mio pasto, abbiamo l’opportunità di chiacchierare della nostra passione per la corsa, delle maratone e mezze fatte e mi dice anche che ad Atene lui non correrà a causa di un problemino fisico. Gianluca mi parla della sua società (di cui è stato nominato segretario), l’”Atletica Gavardo 90” , provincia di Brescia, descrivendomi i suoi amici che già erano arrivati ad Atene; “vedrai”, mi dice, “Paolo, il presidente, e i due Alessandro sono molto simpatici”. È ora d’imbarcarsi, si parte con qualche minuto di ritardo, avendo posti diversi, ci diamo appuntamento all’arrivo. Due ore e quindici minuti di volo ed eccoci in territorio greco; le lancette del mio orologio devo spostarle in avanti di un’ora, quindi sono intorno alle19:00. Gianluca nel frattempo attende la borsa al nastro dei bagagli ed io ammiro sin da subito l’effetto olimpiadi del nuovo aeroporto di Atene. Anzicchè prender un taxi, propongo di usare la metropolitana, mi ero premunito di una aggiornata ed efficiente guida di Atene, grazie poi, al buon inglese parlato da Gianluca, riusciamo a individuare dove si trova la metropolitana e ci andiamo. Direzione “Monastiraki”, poi si scende si prende l’altra linea e ci si ferma nella stazione di “Omonia”. Mentre si va, sono ormai passate le 20:00, gli amici di Gianluca lo chiamano ripetutamente per accertarsi dove ci trovassimo; alle 20:30, finalmente si arriva in albergo, nel centro di Atene. L’intero giorno di sabato lo trascorro in giro per la città. Dopo aver fatto colazione, intorno alle 10:00, esco dall’albergo e mi reco a quella che è la tappa obbligata: l’acropoli (parte più alta della città). Provo ad azionare una sorta di meccanismo “moviola”, cerco cioè di salire nel modo più lento possibile, assaporando ogni istante, ogni attimo, con scatti ripetuti di foto. L’acropoli è là, passo oltre i propilei ed è come ritornare a casa: sensazioni di memoria, storia, filosofia, pedagogia greca. La vista del Partendone si impone innanzi a me e ci giro lentamente intorno, soffermandomi al contempo, sullo straordinario panorama della città di Atene che mi si svela in modo sempre più progressivo. Sull’acropoli ci resto fino alle 13:00 passate, non ho proprio voglia d’andare via, il tutto nel più assoluto silenzio e nel più accorato ricordo del passato: qua ogni parola, anche la più alta, perde di significato. La fame si fa intanto largo e decido, prima di visitare il tradizionale quartiere di “Monastiraki”, di mangiar un boccone e quindi avventurarmi tra la miriade di botteghe di qualunque genere che a “Monastiraki” vi sono, allo scopo di trovare qualche ricordo da regalare a persone a me care. Provo a mangiare un po’ di spaghetti per fare il carico di carboidrati in vista della maratona, sono immangiabili, ma li butto giù, grazie anche alla buona insalata greca, solo piatto che amo in modo smisurato della cucina locale. Parto per le vie di “Monastiraki”, c’è di tutto, guardo da un lato e dall’altro alla ricerca di souvenir carini e non banali, alla fine, per mia fortuna entro in una bottega dove mi accoglie una carina quanto simpatica commessa, che parla un buon italiano, ne approfitto e Edi, questo il suo nome, mi guida negli acquisti e riempio praticamente una borsa intera. È ormai calata la sera e sono le ore 18:00, decido di rientrare in albergo, cenare e andare subito in camera, visto che, mattina di domenica bisogna alzarsi presto alle 5:30, fare colazione e partire alle 6:30 per raggiungere la località di Maratona, da dove sarebbe partita la corsa. Si cena al resto del gruppo, ben coordinato dal “guru” Franco Cantelli, che è al mio tavolo insieme all’amico Francesco Monoroli; mentre il gruppo di Brescia capitanato da Paolo Salvadori siede al tavolo dietro al nostro. Tra i bresciani si distingue per simpatia e umorismo Alessandro Bruni che, stuzzica Francesco Monoroli preannunciandogli il chilometro in cui lo avrebbe attaccato; insomma, la cena si consuma in grande allegria. Salgo in camera e guardo un po’ di televisione, Rai 1 è la sola rete italiana che si riceve. Mi arriva, via sms, un “in bocca al lupo” per la gara di domenica, augurio al quale ormai non potrei più fare a meno, vista la positività delle precedenti occasioni. Ore 5:30 di domenica mattina, mi alzo e scendo a fare colazione, ci siamo tutti, Alessandro Bruni si distingue per una colazione da “contromanuale” della maratona, consumando, tra l’altro, uova sode e bomboloni. Alle 6:27 si parte alla volta di Maratona. Atene si sta svegliando ed è veramente affascinante scrutarla a questa ora del mattino. Ripercorriamo, al contrario, buona parte del percorso che avremmo dovuto fare; in pratica dal 23° km in poi lo rifacciamo fino alla partenza: è un inferno, una lunga e prolungata salita, nel pullman non si scherza più, Paolo Salvadori commenta “non pensavo fosse così!”. Arriviamo alle 7:30, scendiamo, mentre Franco Cantelli e Gianluca Pasini, avendo perso il pullman sono costretti a rientrare ad Atene in taxi. Siamo veramente in tanti, forse più di 5000, troviamo un posto per cambiarci e fare un po’ d’esercizi di riscaldamento. Alessandro Marbellini è al suo esordio in maratona, ma lo vedo tranquillo e rilassato; Francesco Monoroli è visibilmente convinto delle proprie possibilità; ben controllato Paolo Salvadori; sempre scherzoso Alessandro Bruni; ed io sono assolutamente tranquillo, sereno e con la voglia di ripercorre quella che fu la prima Maratona della storia. Temperatura intorno ai 17°, leggero venticello, ore 8:30 lo sparo dà il via alla 22^ edizione della Maratona di Atene ed io sono qui; una sensazione straordinaria! Avevo letto attentamente l’analisi del percorso fatta da noti esperti, e avevo preventivato di fare i primi 11 km a poco più di 5’ a km, visto che la strada era piatta e lo faccio alla perfezione. Dal dodicesimo in poi la strada sale, sale, sale, lo sapevo, ma riesco ad andare molto bene tra i 5’30 e i 5’37, insomma passo alla mezza a 1h54”; già per me un grandissimo risultato, data tutta quella salita. Dal 22° km in poi iniziano a farsi vivi i crampi, che non mi lasceranno più, peccato! Sono molto forte di testa, continuo con tenacia, la mente è al top, la benzina c’è e purtroppo i crampi anche, ma continuo con la convinzione mai venuta meno d’arrivare. Convivo, è il caso di dire con i crampi, intanto la strada sale e lo fa ancora fino al 32° km, ingresso nella città di Atene, correre qua è diverso, i crampi vengono meno e in città corro un po’ di più. La gente aumenta e si assiepa da entrambi i lati delle strade; è calorosa e ci incita in modo travolgente. E’ incredibile! Ho molte energie e dove i crampi mi lasciano andare vado e addirittura spingo, veramente un peccato! Sono al 40° km, un bambino mi dà il cinque e mi dice “Italia for ever”, quasi volo sono al 41° km, procedo e le ali di folla sono ininterrotte. Ci sono è il 42° km, qualche metro prima d’entrare nello stadio “Panatinaiko”, un brivido mi sovrasta e le lacrime quasi scendono, spingo con una freschezza incredibile e taglio il traguardo in 4h31’43”; ma il crono è poco importante, perché chiunque abbia tagliato il traguardo può dire d’aver corso la vera Maratona. Gli amici bresciani si sono difesi veramente bene. Alessandro Marbellini al suo esordio sulla distanza ha fatto 3h11’48”; Paolo Salvadori 3h12’10”; Alessandro Bruni 4h36’ (grazie ai bomboloni); mentre il brindisino Francesco Monoroli è stato il più veloce del gruppo, facendo fermare il cronometro a 3h06’. Ma non potrei concludere questa lunga cronaca senza fare alcuni appunti relativi all’aspetto organizzativo. Non è possibile che, in una maratona come quella di Atene ai rifornimenti lungo il percorso e a quello finale non ci siano cibi, c’erano solo molta acqua e alcune postazioni di sali minerali. E’ vergognoso che, in un pacco gara costato 75 euro, vi fossero solo la maglietta, un telo spugna, una piccola spilla e un portachiavi. Non è decoroso che in una Maratona come quella di Atene non vi sia un Centro maratona expo e la distribuzione dei pettorali avvenga, in modo quasi anonimo, in un hotel della capitale. Ma la maratona di Atene è la vera Maratona!!! E tutto il resto non le fa perdere fascino, mito e attrazione.

Giovanni Certomà

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