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Escursione: Lungo pietraie infuocate alla volta del Lago Costantino

Escursione: Lungo pietraie infuocate alla volta del Lago Costantino

27/03/2008


di
Giovanni Certomà



L’ undici giugno scorso, abbiamo dato il via alla stagione escursionistica per quest’estate 2004. La meta prescelta è stata il lago Costantino. Nel cuore dell’Aspromonte, lungo la fiumara del Buonamico, nel comune di San Luca (cittadina natale dello scrittore Corrado Alvaro), si trova questo unico esempio in Italia di lago naturale, formatosi nella notte del 31 dicembre 1972 a causa di una frana. Viste le condizioni climatiche particolarmente ostiche (alta temperatura) per questo periodo, si presentava come escursione piuttosto impegnativa. Abbiamo però deciso che dovesse essere questa la nostra prima uscita dell’estate. Il gruppo che siamo riusciti a costituire per l’occasione, non era numeroso, ma sicuramente d’alta qualità: Mimmo Carone, detto il “Guru”; il prof. Antonio Commisso (fotografo ufficiale); Carmela Riggio; Vincenzo Napoli; Felice Lombardo, “il selvaggio” e naturalmente il sottoscritto. La giornata inizia presto, almeno per me, visto che mi sono alzato intorno alle 5:50, per fare colazione, andare a messa e poi aspettare per le 8.00 Mimmo Carone che m’avrebbe prelevato. Andiamo a casa di Felice che, ci invita a lasciare la macchina di Mimmo e andare con la propria (possente fuoristrada). Alle 8:20 appuntamento a Marina di Gioiosa jonica con Antonio Commisso e Vincenzo Napoli: si parte alla volta di San Luca, ma prima passando per Siderno, Vincenzo e Antonio prelevano Carmela. La guida di Felice è più che mai scattante, mentre quella di Antonio tranquilla e moderata. Raggiungiamo San Luca intorno alle ore 9.00 e aspettiamo Antonio e gli altri. Nel frattempo, decidiamo di lasciare la macchina nella piazza centrale del paese, nella quale ci accolgono con grande cordialità i cittadini , che subito si avvicinano chiedendoci dove avessimo intenzione di recarci con quel caldo infernale. Mimmo, Antonio, Vincenzo e Carmela iniziano il rito della vestizione e indossano gli scarponi. Dopo aver inbracciato gli zaini e soprattutto dopo aver tranquillizzato Antonio, che era particolarmente timoroso per le sorti della propria auto, alle ore 9:20 in punto partiamo. Felice, come al solito e da copione, fa la lepre, tiene il passo e scandisce il ritmo del gruppo; dietro di lui cerchiamo di stare a ruota io, Mimmo e Vincenzo, mentre Antonio e Carmela seguono un po’ dietro. La temperatura è veramente alta raggiunge i 37 – 38°, se non di più, un’enorme distesa di pietre, che ricopre il letto asciutto della fiumara del Buonamico, segna il nostro passaggio e dei veri e propri canyon ci fanno da cornice. Si suda tantissimo, di tanto in tanto ci fermiamo per rifocillarci e attendere i ritardatari. Addentrandoci sempre più nella valle del Buonamico, enormi distese di macchia mediterranea ci attorniano: siamo in un contesto paesaggistico incontaminato e isolato completamente dal mondo esterno; i segnali dei cellulari non arrivano; odiamo solo i rumori della natura ed in particolare il fruscìo dell’acqua che comincia a sentirsi e poco dopo a vedersi. Approfittiamo un po’ tutti delle fresche acque per bere e per bagnare le parti del corpo esposte al sole. Sudore, fatica, chilometri macinati, tutto però, d’improvviso svanisce quando ai nostri occhi appare questo “miracolo” della natura che è il Lago Costantino, che come un diamante prezioso è incastonato in questa parte impervia d’Aspromonte. I primi a raggiungere la meta siamo rispettivamente: Felice, Vincenzo, Mimmo ed io. Posiamo gli zaini e ci sistemiamo in un’area magistralmente attrezzata da chi frequenta spesso questo luogo: tavoli, piccolo rifugio con tutto il vettovagliamento necessario, lavandino con piatti e scolapiatti. E mentre qualcuno si cambia la maglietta bagnata, aspettiamo Carmela e Antonio che giungono sul posto in leggerissimo “ritardo”. A mezzogiorno in punto il gruppo dei sei è al completo e iniziamo a mangiare, ma prim’ancora Felice, con la sua immancabile canna da pesca, inizia a sondare le carpe del lago. Si mangia un po’ di<
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