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A Roccella Jonica un vecchio frantoio diventerà museo

A Roccella Jonica un vecchio frantoio diventerà museo

27/03/2008


di
Giovanni Certomà

L’associazione Culturale “Roccella Com’era”, ancora una volta fa sul serio. Con il patrocinio del Comune di Roccella Jonica, ha organizzato, per il 14 dicembre scorso, la seconda festa “ d’ ‘u vinu novellu, cû zippuli e allivi cumbité”. Come per le altre iniziative di questo tipo, l’Associazione non intende tanto creare momenti goderecci fini a se stessi o fare folclore, bensì raggiungere le finalità facenti parte del suo vasto programma di ricerca. Ha finora realizzato ben circa 15 monografie sui mestieri di una volta e sulle tradizioni di Roccella; adesso lo scopo che si prefigge è quello raccogliere fondi per la ristrutturazione del vecchio frantoio della Famiglia Guarneri, (v. foto) ove nascerà il primo nucleo del MUSEO DELLE ARTI E TRADIZIONI ROCCELLESI, l’obiettivo più ambizioso, per il quale il gruppo dei suoi fondatori, si è soprattutto costituito. A tal riguardo abbiamo sentito il prof. Giuseppe Guarneri, componente molto attiva dell’Associazione.


“L’Associazione culturale “Roccella com’era”, da quando è nata, ha posto all’attenzione pubblica la necessità di conservare le memorie del suo passato in una sede adeguata quale è un museo, in modo da rendere visibili agli occhi dei visitatori le testimonianze del passato di questa comunità di origine contadina, artigiana e marinara. Il luogo prescelto dove creare il museo, vale a dire ô burgu, esattamente nell’antico frantoio della Famiglia Guarneri, non è stato deciso a caso, ma con la più adeguata e piena consapevolezza, in quanto questo rione rappresenta la vera culla della identità storica e culturale roccellese. Infatti in tante carte che sono state ritrovate esso viene indicato con questa precisa dizione: Borgo centrale, per distinguerlo dagli altri borghi periferici che non godevano della stessa importanza”.

Egregio professore, volete far rivivere il passato?

“Mi preme chiarire che noi soci di Roccella com’era, pur avendo lo sguardo rivolto alle tradizioni, non significa che ci siamo deliberatamente chiusi nelle nostre antichità o che auspichiamo un ritorno ai tempi che furono. Saremmo folli se tentassimo non solo di farlo, ma anche semplicemente di pensarlo. Questo passato è ormai finito, in quanto appartiene ad un tipo di società che ormai non esiste più. Esso, piuttosto, ci serve come studio per capire meglio il presente e per cercare di capire meglio la nostra presenza a Roccella nel nostro presente. Per tale motivo io spesso paragono la nostra Associazione ad un Giano bifronte, la divinità romana dotata di due facce che avevano il compito di osservare i due differenti periodi del tempo”.


Tornando all’istituendo museo, come pensate, una volta ultimato, di renderlo fruibile al pubblico?

“Questa istituzione, oltre ad essere in armonia con la vocazione turistico-culturale del nostro territorio, avrà una finalità didattica. Si pensi, ad esempio, a quante scolaresche potranno visitare il museo che soddisferà la sete di curiosità di sapere degli alunni circa la storia della nostra comunità. Siamo fermamente convinti che sia giusto, insomma, dare alle nuove generazioni un preciso punto di riferimento riguardo alla storia socio-economica e culturale di questo territorio”.


Se non erro, non è la prima volta che a Roccella si parla di museo. O mi sbaglio?

“In passato purtroppo, diverse circostanze contrastanti hanno impedito la sua realizzazione. Questa volta le cose sembrano volersi mettere nel verso giusto e così, grazie alla fattiva operosità dei componenti di “Roccella com’era”, finalmente la cittadina che un tempo fu dei Carafa, avrà il suo tanto atteso museo”.







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