Non dubitare mai di se stessi.
{G. Certomà}
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Embrioni, morale e vita
27/03/2008
di
Giovanni Certomà
All’Angelus di domenica 3 febbraio, in occasione della “giornata per la vita”, il pontefice, Giovanni Paolo II, ha riproposto all’attenzione dell’opinione pubblica un tema di estrema valenza: “riguardo, […] all’embrione umano, - ha sostenuto il Papa – la scienza ha ormai dimostrato che si tratta di un individuo umano che possiede fin dalla fecondazione la propria identità. E’ pertanto logicamente esigibile che tale identità venga anche giuridicamente riconosciuta, anzitutto nel suo fondamentale diritto alla vita, […]”. L’ascolto di questo messaggio papale mi ha riproposto alla memoria un’intervista risalente a qualche anno fa, rilasciata da un docente di Bioetica presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Messina, prof. Demetrio Neri; il quale in merito alla questione, sostiene delle idee non molto dissimili anche se differenti. Neri afferma che” […] intanto il problema non è quello di sapere quando lo zigote diventa essere umano. Per questo non ci sarebbe stato bisogno di aspettare i risultati della biologia, perché da sempre la gente ha saputo che, quando si uniscono un gamete maschile e uno femminile, quel che ne risulta è un’entità appartenente alla specie homo sapiens. Il problema di fondo – secondo Neri – è sapere quando a questa entità noi possiamo assegnare la qualifica di “persona”, perché le persone sono soggetti di diritto […]”. Neri ritiene che si possa parlare di persona quando vi è “[…] l’inizio della formazione, di quella che è la struttura, alla quale noi facciamo riferimento, quando pensiamo a che cosa vuol dire essere una persona in senso biografico, e cioè al nostro cervello, […]”. L’atto della nascita “[…] per adesso, costituisce il momento in cui vengono acquisiti i diritti.” Ma, attenzione, Neri è dell’avviso comunque che “[…] ciò non vuol dire che prima di questo momento a quell’entità non sia dovuto rispetto.[…]”. Secondo Neri, però, “[…] il problema quindi è filosofico e morale, non scientifico. […]”. Io credo, inoltre, che la questione sia sicuramente morale e filosofica, e che oltre a non essere scientifica, non sia neanche giuridica.
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