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28 – giugno – 2003 Escursione: risalendo la fiumara dell“ALLARO”

28 – giugno – 2003 Escursione: risalendo la fiumara dell“ALLARO”

27/03/2008


di
Giovanni Certomà






Spesso ci si scervella su dove andare, fuori dalla Calabria, per vivere una giornata a diretto contatto con l’incontaminazione naturale e magari esperimentare emozioni forti. Credetemi, non è necessario neanche dirigersi fuori dal territorio della Locride. Mossi da tale convinzione, Mimmo Carone, Antonio Commisso, Pietro Dichiera, Carmela Riggio, Gaetano Tarsitani ed il Sottoscritto, abbiamo deciso, nell’ultimo fine settimana di giugno, di risalire la paradisiaca fiumara dell’Allaro. Il punto di ritrovo era fissato presso la casa di Pietro alle ore 9:15 a Caulonia Marina. I primi ad arrivare siamo stati io e Mimmo, che alle 9:00 era passato da Roccella per prelevarmi. Subito dopo sono arrivati da Siderno Antonio con Carmela e Pietro, salutato il piccolo Stefano (figlio) ci ha raggiunti. Carichiamo tutti gli zaini sulla nuova macchina di Mimmo e partiamo con due autovetture alla volta della località di San Nicola, dove c’era ad attenderci Gaetano. Parcheggiamo nei pressi della casa della nonna di Pietro ed iniziamo i preparativi per la partenza. Io, Pietro, Carmela e Mimmo ci eravamo tutti agghindati con scarponi da escursionismo e Mimmo addirittura con un pantolone mimetico lungo. L’esperto Gaetano, vedendoci, ci consiglia che forse sarebbe meglio disfarci di scarponi, calze e pantoloni e indossare un semplice costume, visto il continuo ed inevitabile contatto con l’acqua che avremmo avuto per quasi la totalità del tragitto da compiere. Seguiamo i consigli (profetici) di Gaetano ed inizia la nostra metamorfosi d’abbigliamento. A questo punto Gaetano con la sua mitica moto ci lascia dandoci appuntamento ad una mezzora di cammino. La nostra guida diventa l’anfitrionico Pietro, che cresciutosi da piccolo in queste zone ne è un profondo conoscitore. Ore 10:30, si parte! Si procede di buon passo, anche Antonio, con un enorme zaino verde tiene bene il ritmo. Da lontano intravediamo una costruzione che invita alla meditazione, scopriamo poi, grazie a Pietro, che trattasi del convento si San’Ilarione e che ultimamente è abitato da un monaco. Qualche centinaio di metri e la lunga sagoma di Gaetano è lì ad attenderci. Il gruppo si completa e continuiamo il nostro cammino contraddistinto ad ogni metro da stupore, urla di gioia e continua meraviglia per ciò che stiamo osservando e vivendo. L’acqua piano piano sale ed il suo corso si restringe circoscritto ai lati da pareti a strapiombo ed enormi massi. Il sole fa sentire la sua forza, ma nemmeno l’avvertiamo, concentrati come siamo a guadare, salire con le corde e nuotare in quell’acqua cristallina e quasi parlante. La forza dell’acqua diventa sempre più consistente e bisogna ben arpionare i piedi, per evitare di farsi travolgere e perdere qualche zaino. Ci siamo, (ore 14:00) eccolo, è proprio là il mitico luogo detto “u cardaredu” (il catino), punto massimo di penetrazione per questa stagione. Ci immergiamo in quel catino e nessun bagno in mare è paragonabile a quanto vissuto là. E’ il momento del pranzo, ma soprattutto del silenzio e della contemplazione assoluti di quel luogo e di ciò che lo circonda. Alle 14:50 iniziamo la nostra discesa. Non poteva mancare nella parte finale il famoso idromassaggio sotto le cascate e soprattutto la promessa tra noi, di una prossima escursione.
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