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ANTONELLO VENDITTI A ROCCELLA JONICA: COLOSSALE CADUTA DI STILE

ANTONELLO VENDITTI A ROCCELLA JONICA: COLOSSALE CADUTA DI STILE

27/03/2008


Di
Giovanni Certomà






I grandi artisti si distinguono per l’umiltà con cui sanno offrirsi al proprio pubblico e la tolleranza con la quale incamerano anche qualche prevedibile fischio. Non è stato così, invece, per Antonello Venditti, che la sera del 12 agosto si è esibito in concerto presso l’anfiteatro di Roccella Jonica. Il cantautore romano, infatti, in due ore e un quarto di spettacolo non solo ha offerto al pubblico della Locride la sua grande musica, ma anche qualche comportamento poco corretto. Il suo non è stato un concerto di quelli soliti e impacchettati, ma una sorta di ricostruzione della propria vita umana e musicale; le parti dialogiche quindi con cui si è intrattenuto col pubblico sono state tante. Era preventivabile che qualcuno avesse voglia di ascoltare le canzoni e non i suoi discorsi, quindi si è alzato qualche leggero fischio dalle gradinate. L’artista romano, però, anzicchè sorvolare ha rimarcato più volte l’accaduto dando dei “coglioni” e dei “poveracci” agli autori dei fischi. A parte questo marginale aspetto, apprezzabile è stata l’impronta data allo spettacolo: con quel suo racconto di vita, dal quale abbiamo appreso che la mamma era professoressa di greco e latino; il padre prefetto e lui dopo la laurea in filosofia si è specializzato anche in filosofia del diritto. Non poteva certo mancare qualche frecciatina di natura politica. Dopo il riferimento allo Statuto dei lavoratori - che secondo lui non c’è – con velata indicazione all’articolo 18; e un messaggio anti-global, ha ricordato l’uccisione di Marta Russo, assestando così un colpetto al sistema giudiziario italiano. Per il resto, i suoi grandi successi non potevano che cucire uno straordinario vestito di romanticismo e ricordi, nonché infiammare un pubblico che definire traboccante è veramente riduttivo.
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