24/10/2008
E’ stato un incontro casuale in una giornata di fine ottobre (24/10/2008) mentre ero seduto su una panchina, all’interno del parco Sempione, dinanzi all’Arena Civica di Milano. Mentre stavo scrivendo col mio palmare, una voce flebile, mi dice "vuoi ascoltare una poesia?". Si trattava di Lorenzo Mullon, poeta e pittore che dal 2002 vive di poesia, aggirandosi per i parchi milanesi. Ma lascio alle sue stesse parole il compito di descriversi...
“Lavoravo a Milano in un’agenzia di pubblicità. Ero stato assunto perchè al presidente della società piacevano le mie poesie e i miei disegni. Per quattro anni mi sono occupato di strategie di marketing; ero ben pagato ma non mi sentivo felice. Ho preso una piccola casa e mi sono licenziato. Per otto anni ho vissuto di pittura fino a che il mio gallerista americano James Skeldon ha chiuso l’attività negli Stati Uniti e si è trasferito in Brasile. Lui aveva lanciato i miei quadri in America dove si vendevano molto bene. Ho passato lunghi periodi specialmente in California mentre in Italia, per qualche tempo, ho organizzato incontri di poesia e musica nelle gallerie d’arte. Ho conosciuto tanti poeti che lamentavano la difficoltà di comunicare la poesia; erano tutti tristi. Ho cominciato a scrivere poesie più semplici dopo quelle più ermetiche e più arrabbiate degli inizi. Realizzai il primo libretto e, nelle prime tre ore, ne vendetti diciotto. Declamando poesie incontro tante persone, stringo amicizie vere e forti ma non ho scoperto niente di nuovo. Sino all’Ottocento erano i poeti che andavano incontro alla gente; spesso erano mendicanti e vagabondi come il grande Mendele Moher Seferim, ebreo che componeva in yiddish. In India e in Giappone erano molto rispettati e ricevuti ovunque”. "Io vedo una persona seduta sulla panchina o sull’erba, mi avvicino e chiedo se posso recitare una poesia. In quel momento nasce una comunicazione da cuore a cuore e in un attimo, nella città che corre, la magia della poesia crea un rapporto che dura per sempre. i libretti del poeta s ai navigli s Io giro molto e trovo sempre persone disposte ad ascoltarmi; in genere superano subito la diffidenza e, già dai primi versi, hanno un’aria più serena. Alla fine chiedono tutti i miei libretti: le giovani mamme, le nonne che accudiscono i nipotini, studenti di tutte le età e poi, impiegati, manager e grandi industriali che mi hanno persino invitato a seguirli in crociera. La poesia ti regala la possibilità di aprire un canale di comunicazione speciale, naturale, autentico e diretto con le persone. Ho un repertorio molto vasto, tanti “cavalli di battaglia” brevi. Come questa: “Per volare come un aquilone l’amore ha bisogno di qualcosa di sottile che lo trattenga e di qualcuno con i piedi per terra.”