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SCONTRI IN KENIA UN ANNO DOPO: INTERVISTA A DANIELE MENARINI

SCONTRI IN KENIA UN ANNO DOPO: INTERVISTA A DANIELE MENARINI

Luke Kibet

26/12/2008


Esattamente il 27 dicembre dello scorso anno in Kenia iniziarono una serie di drammatici scontri a seguito della rielezione del Presidente Mwai Kibaki, che ebbe la meglio sul suo avversario Raila Odinga. All’origine degli scontri l’appartenenza dei candidati alle due maggiori ed opposte etnie di provenienza: kikuyu e luo. “L’etnia kikuyo è la più numerosa, concentrata soprattutto attorno al Monte Kenya, nella provincia centrale, dove Kibaki ha ottenuto oltre il 90% dei voti. L’etnia luo è la seconda per importanza nel paese, presente sulle rive del lago Victoria, nella zona occidentale. In questa provincia, Odinga ha avuto il 90% delle preferenze. Rivalità ancestrali oppongono luo e kikuyo, rimaste inalterate anche negli anni successivi all’indipendenza ottenuta da Londra nel 1963. Da allora i kikuyo hanno occupato le principali cariche politiche e i più importanti incarichi economici del governo, alimentando il risentimento delle altre etnie”. Oltre 1.200 le vittime e tra questi diversi atleti: “Lucas Sang, staffettista nella 4x400 a Seul ’ 88, è morto con la testa spaccata da un colpo di machete; Wesley Ngetich, secondo nel 2007 alla maratona di Houston, è stato trafitto da una freccia avvelenata. John Maina, 19 anni, si è suicidato martedì a Parigi. Luke Kibet, iridato di maratona a Osaka, è stato colpito alla testa ma si è salvato”. Gli scontri hanno rivoluzionato la vita e gli allenamenti dei grandi campioni keniani per alcuni mesi, poi intorno al mese di marzo la situazione – come dichiarava il prof. Gabriele Rosa – ritornava alla normalità: “All’ apice del caos politico avevo convinto i ragazzi a trasferirsi in Namibia, dove avrebbero potuto continuare ad allenarsi per Pechino. Molti di loro, però, erano voluti tornare a Eldoret, territorio kikuyu, dalle famiglie, perché il loro status di stelle dell’ atletica li rendeva meno attaccabili dai facinorosi. Da marzo la situazione sembra tornata normale, restano le case bruciate, il Kenya porterà le stimmate delle violenze a lungo però il clima è più tranquillo e gli allenamenti sono ripresi”. Ad un anno esatto abbiamo voluto ritornare sull’argomento sentendo il condirettore della rivista Correre, Daniele Menarini, che ci conferma il riotrno alla normalità in territorio keniano. Menarini ci parla anche dell’importanza ricoperta dallo staff del prof. Gabriele Rosa nella evoluzione atletica e sociale dei grandi talenti keniani e dell’opera di ricomposizione dei dissidi tra etnie proprio attraverso il mezzo della “corsa”.






 

                     
Giovanni Certomà

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