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IL PENSIERO E L’ARTE DI POLLIER

IL PENSIERO E L’ARTE DI POLLIER

Pollier autoritratto

18/02/2010


Da molto tempo avrei voluto scrivere sul pensiero e l’arte dell’amico ed artista Pollier (Domenico Marrapodi). E sempre qualcosa mi ha frenato, forse il timore di non riuscire in modo completo a tracciare e ben definire i caratteri fondamentali del suo essere, del suo pensiero e della sua arte. Passato qualche anno ci provo ora, dopo che, poco tempo fa, mi ha rilasciato, per lui cosa unica, una video – intervista che non so se, e quando mai pubblicherò. Ci siamo incontrati durante il periodo natalizio, occasione in cui ritorno alla mia amata terra natia, e Mimmo alla mia richiesta di video – intervistarlo, si è subito mostrato disponibile, a testimonianza della fiducia e stima che nutre nei miei confronti. E di questo lo ringrazio. Il suo studio, la piccola casa paterna, posta nel quartiere marinaro di Sant’Antonio, nella località costiera di Roccella Jonica (R.C.), è il suo “eremo”, così lo definisce, luogo in cui sta bene, perché ci sono i suoi ricordi, che ogni tanto “tira fuori dai cassetti”. Il mare è proprio a due passi, e il suo rumore soprattutto nelle giornate ventose, come questa, sembra accompagnare ogni suo gesto e tocco di pennello. Quel piccolo quadrato in cui lavora e trascorre molte ore delle sue giornate appare, magicamente, quasi un microcosmo, isolato da ciò che c’è fuori. Si percepisce una sensazione strana, quasi irreale, una sorta di camera “iperbarica” in cui c’è tutto, tutto ciò che serve per vivere e pensare. La sua è “una continua ricerca”, sin da quando era ragazzino e “piangevo quando non riuscivo ad esprimere quello che avevo dentro, quello che vedevo…”. Ha frequentato l’Accademia di Belle Arti per due anni ma “non mi piaceva, ho preferito studiare da solo, non da autodidatta, ma da autodidattico…e poi tutto è molto affascinante, perché non si finisce mai d’imparare”. In molte sue opere sono rappresentati il mare e paesaggi marini. E questo non è casuale. “Io sono nato qui a due passi dal mare, mio papà era un pescatore. Il mare - afferma Pollier – mi dà i colori, il movimento, il concerto delle onde;c’è un’armonia tra colori e musica delle onde. E poi mi fa andare lontano con la fantasia, mi fa immaginare l’infinito”. In altre opere, invece, traspare un carattere metafisico del suo essere pittore. “Mi piace porre l’interrogativo della intuizione, e tutto dipende dalle qualità intuitive dell’osservatore. Un’opera può avere più significati, tutto dipende da come l’osservatore riesce ad entrare nell’invisibile dell’opera dando una chiave di lettura personale”. Ascoltando e osservando i suoi quadri, si percepisce in modo forte, come la pittura per Pollier abbia un carattere quasi “terapeutico”. “Tutto dipende – dice Pollier – dallo stato d’animo in cui mi trovo…cerco di rappresentare quello che vorrei che fosse e che non è. Non sempre mi sento sereno, eppure vado a dipingere un paesaggio con molta luce, perché vorrei che fosse in quel modo. E diventa così anche terapia, un modo che mi aiuta tantissimo ad andare avanti, in un mondo in cui i valori vengono raccontati come favole, ma non sono favole!”. Negli anni d’attività in Italia e all’estero ha fatto molti incontri, ma uno lo ha segnato molto, ed è stato quello avvenuto nell’estate 2008 a Roccella Jonica con Franklin Schroeck, tra i più importanti matematici del mondo. "Ritrarre Franklin Schroeck, - afferma Pollier - ideatore di una delle più
importanti teorie sulla meccanica quantistica, è stato stranamente facile…. la sua semplicità ed i
suoi occhi trasparenti mi hanno consentito di entrare nella sua anima con estrema serenità”
ed
ancora “ … la particolare acquisita volontà di immedesimarmi nel soggetto da disegnare, credo mi
permetterebbe di ritrarre anche un extraterrestre senza farmi tremare il pennello in mano
.”.

Il nostro incontro si chiude con un quesito che lo stesso Pollier pone: qual è il futuro dell’arte?

"Il futuro dell’arte – sostiene l’artista roccellese – è negli occhi di una donna".


sito ufficiale: www.pollier.net



 


 

Giovanni Certomà

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