30/03/2010
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Mauro Tomassoli ha da sempre, in famiglia, respirato “aria letteraria”, visto che sua nonna era la sorella di Leonardo Sciascia. Tomassoli è persona molto schiva che rifugge da esibizionismi di sorta, perché ama comunicare le proprie idee e stati d’animo in modo semplice e non artefatto. In questo suo primo lavoro riesce appieno ad estrinsecare questo suo modo di essere. “Michele Casentino , a Roma da tre anni per un lavoro poco gratificante nel campo dell’editoria , è il giovane protagonista di questo romanzo: siciliano, carattere introverso, è incapace di inserirsi nel nuovo ambiente sociale e di evolvere la parte profonda della sua esistenza vittima di una sorta di paralisi psicologica e morale. Incontra casualmente Giovanni Sardo, suo ex professore di liceo, che lo ospita nella sua casa di Via Tarquinio Prisco: ancora di più emerge in lui una sorta di isolamento, di “male d vivere”, poiché sia gli amici, sia Sardo pensano solo ad andare in giro per locali e ad abbordare donne, inseguono il divertimento e il piacere come ideale di vita, l’obbligo di essere felici, accoppiarsi, scatenarsi. Il romanzo di Mauro Tomassoli ci porta con sapienza nella dimensione interiore delle pulsioni e di un certo disagio inconscio ed esistenziale, ed esprime il dramma dell’uomo moderno, aggravato dallo squilibrio fra la rapidità impressionante del progresso che bombarda di novità ed impone ritmi e modelli, e la persistenza di dilemmi ontologici che l’evoluzione della scienza e della tecnica non risolve, ma rende ancora più laceranti”.