31/08/2010
Intervista esclusiva a Gianluca Albanese Non è mai facile analizzare e soprattutto esprimere un giudizio su una nuova pubblicazione, se poi, come in questo caso, l’autore è un amico, lo è ancora di più. Nonostante l’amicizia, però, terrò fede all’imparzialità e “spietatezza” del giudizio. “Taranta revolution”, edito da La Ruffa Editore ed in edicola dalle ultime settimane di luglio, è la prima fatica letteraria di Gianluca Albanese, giornalista del quotidiano “Calabria Ora”, sulle cui pagine si occupa di politica e sport. Albanese si è accostato a questa sua prima esperienza letteraria con l’umiltà che gli è propria, affidandosi all’esperta guida dell’editor Maria Teresa D’Agostino, che gli ha fatto scoprire – come dichiara lo stesso Autore – “un mondo ed un modo che a me era sconosciuto. Scrivere un testo narrativo è cosa completamente diversa dallo scrivere un articolo”. Il titolo dell’opera è la sintesi ideale del suo contenuto. Dovendolo classificare lo definirei un racconto dilatato nel tempo e nello spazio, in cui i diversi brevi capitoli, rappresentano e vanno a costituire una sorta di effetto flash sulla realtà autentica e su quella possibile, ma non utopica. Il testo vuole essere uno strumento che testimonia all’Italia intera gli aspetti positivi, popolari e genuini del territorio della Locride. E l’Autore ha saputo con intuito ed intelligenza cogliere nel fenomeno della riscoperta della tarantella proprio quel seme di rinascita positiva che parte dalla Calabria, quella sana. E nel contempo riconosce il merito a chi, come Mimmo Cavallaro e i Tarant Project, sono riusciti a fare diventare questa musica un vero e proprio fenomeno di massa senza precedenti che, dal punto di vista culturale e del costume, non può essere ignorato, né tanto meno banalizzato con giudizi di supponenza di alcuni sedicenti intellettuali. Il concetto chiave di tutta la narrazione è rappresentato dal viaggio, quello iniziato dal porto di Roccella Jonica con una “carretta del mare”, da parte di un gruppo di musicisti locali e di stranieri, quegli uomini sbarcati sulle coste della locride ed accolti in paesi come Riace, Caulonia e Stignano. Il viaggio per attraversare l’Italia e arrivare al nord nella culla della cultura leghista e per mezzo della tarantella, mettere in atto una rivoluzione pacifica, che pone all’attenzione nazionale le questioni del sud Italia con le sue difficoltà economiche, ma con le sue intelligenze e capacità in grado di farlo risorgere. Sono evidenti gli spunti politici e nel contempo ideali, aspetti questi, che non potevano non esserci, perché connaturati alla personalità di Gianluca Albanese. Non è, secondo il mio punto di vista, una storia così utopica, mi piace veramente tanto pensare ad un capovolgimento e ad una rivoluzione scaturita proprio da una musica come quella della taranta, in grado veramente di mobilitare, travolgere, coinvolgere e modificare.