19/10/2012
Confesso che le notizie divulgate in questi giorni circa l’acquisto di voti da parte di un assessore della giunta regionale lombarda ed altri, diffusi casi di comuni della cintura milanese, mi hanno lasciato molto deluso ed amareggiato; quasi incredulo ed allo stesso tempo non sorpreso. Uno stato d’animo che potrebbe apparire contrastante, indefinibile, ma è così che mi sono sentito. Il punto di vista di chi scrive è quello di un calabrese che da diversi anni vive in Lombardia, in provincia di Milano, in quelle aree dove si è radicata la “mala pianta” che ha messo radici ed ha trasferito nella civile terra lombarda pratiche elettorali che sembravano essere una sola specificità di certe aree del nostro Meridione. E invece no, è crollato anche questo muro, questo tabù. Anche qua si possono acquistare (50 – 60 euro a voto) pacchetti di voti controllati dalla “mala pianta”. Mi sono sentito veramente come svuotato. Il voto di scambio arrivato e saldamente radicatosi da anni anche in Lombardia. Che dramma per la libertà, la democrazia, per le future generazioni! E cosa gli raccontiamo? Che nonostante tutto bisogna credere nella politica? Sì io ci credo, in quella politica che deve essere solo puro servizio alla collettività e non rincorsa per occupare un posto ed arricchirsi. Non servono 12 mila euro e più al mese, per svolgere il ruolo di consigliere regionale. Non serve e non bisogna spendere 12 mila euro! Ne bastano 3 mila, facciamo poco più. Per servire la collettività, forse, basterebbe solo il senso civico e la volontà di donarsi.