24/02/2013
Nella notte del 24 febbraio ho fatto un sogno... stavo passando davanti a casa sua, e d’istinto ho imboccato il vico e sono andato sotto al portico di casa sua. C’era Lui, seduto, in condizioni fisiche un po’ precarie. L’ho guardato, mi ha guardato e, sorridendomi, mi ha detto: “Giovanni, ti aspettavo”. L’ho abbracciato, stringendolo forte; un lungo abbraccio, bagnato dalle lacrime. Sarà un caso, io non lo credo, perchè il 23 febbraio di diciotto anni fa mi laureavo, ed in quella laurea la sua presenza c’era. Quanto ho scritto potrebbe sembrare, quasi, un messaggio cifrato, ma non lo è. Nella vita di ognuno ci sono o ci sono state persone importanti e per me, il professore Archimede Bucchino, è stata una di queste. E’ stato colui che, nella fase finale dei miei studi universitari, mi ha preso “per mano” ed in quei tre mesi, ricordo ancora, del periodo pasquale, mi ha condotto al cuore della lingua latina, ma soprattutto mi ha ricondotto al mio cuore, alla mia mente, alla mia volontà; al mio essere. Mi lasciava aperta la porta del suo studio, entravo e lo attendevo che ritornasse dalla spesa mattutina. Oppure di pomeriggio, tra i profumi di gelsomino, mi attendeva già seduto nella poltrona del suo amato studio. Quante confidenze e che capacità maieutica la sua... No, non è un caso che ti abbia sognato la notte scorsa. Un abbraccio forte!