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MIRAGGI, SPERANZE...

MIRAGGI, SPERANZE...

07/01/2014


 

Sono diventati un qualcosa di ordinario, quasi normale, i tanti barconi che dalle coste africane, approdano sulle nostre coste, siciliane e calabresi. Roccella Jonica, lungo la costa ionica della Calabria, sta diventando sempre più meta di sbarchi. E quei barconi condotti all’interno del porto turistico – peschereccio “Maria SS. Delle Grazie”, si ammassano uno dietro l’altro.

Barconi che, a causa del sequestro giudiziario rimangono là, col loro carico di speranze, fatto di indumenti, scarpe, sandali, effetti personali, bottiglie d’acqua; quasi un monumento che ci ricorda ogni ogni giorno gli orrori e le sofferenze che tanta gente dei paesi africani e non solo, vive quotidianamente sulla propria pelle e dei quali noi sembriamo esserne toccati solo di striscio e per pochi istanti, quelli dell’onda emotiva del momento, fatta di immagini che i tg ci fanno arrivare nelle nostre case.

A fine dicembre 2013 sono andato di proposito, all’interno del porto, per due giorni consecutivi, con l’intenzione di scattare delle foto, proprio per ulteriormente rimarcare e fare giungere a più persone possibili, ciò che rimane di questi viaggi carichi di speranze, racchiuse in sacchetti di plastica che si trovano ancora intatti su quei barconi. Quanto è stato difficile, emotivamente, fare quegli scatti!

Tra uno scatto e l’altro mi sono più volte fermato ad immaginare a chi appartenesse quello scarpino di bambino, o quella scarpa nera di donna con accanto un piccolo biberon; oppure quel dentifricio posto accanto ad una busta di plastica chiusa; o quella saponetta azzurra; o quel pettine rosso – sbiadito; o il sandalino; o le tante scarpe ed i diversi indumenti; o gli zaini lacerati, come le speranze di ognuna di quelle persone: donne, bambini, uomini. Ho cercato di immaginare a chi potessero appartenere ma soprattutto ho provato, e non ci sono riuscito, ad immaginare il miraggio e le speranze che ognuno di loro disegna per il proprio futuro, ogni qualvolta sale su qui barconi ed attraversa il mare...


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Giovanni Certomà

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