14/11/2019
Ci diamo appuntamento presso l’Università Statale di Milano, da lui frequentata durante gli anni 70’, quelli della contestazione. Mi dice che, proprio in quell’atrio, nel 1977, fu organizzata una maxi partita di calcio e le porte erano quelle del campo di pallanuoto. Scopro subito che è un appassionato e fine conoscitore del mondo dell’atletica leggera e la nostra chiacchierata prosegue in parallelo: atletica e letteratura. Dimenticavo… il nostro incontro nasce dal mio desiderio di parlare del suo nuovo romanzo, da oggi 14 novembre, sugli scaffali di tutte le librerie italiane: L’eresia del Cannonau. Non poteva che, dedicare a questo storico vitigno sardo, un romanzo. Gesuino Némus è il suo nome, o meglio il suo eteronimo. Ha scelto di firmarsi col nome del protagonista del suo primo romanzo, quello con cui, nel 2015, ha esordito da scrittore: La teologia del cinghiale. Uno scritto che, da totale sconosciuto, gli ha permesso di vincere il Campiello Opera Prima e da lì altri romanzi, con cui si è fatto conoscere sempre di più nel panorama della narrativa contemporanea. Ma “gustiamoci”, assoporando lentamente, questo suo ultimo lavoro: L’eresia del Cannonau, pubblicato da Elliot, la casa editrice che lo ha scoperto e che, come un coach per un atleta, rimane quella a cui è fortemente legato.