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ABBAZIE MILANESI: Chiaravalle e Viboldone

27/03/2008


di
Classe 2^D - Scuola Media Statale ”Verdi” - Corsico (MI)

Il 5 novembre scorso, accompagnati dagli insegnanti Certomà e De Grandi, abbiamo visitate le abbazie di Chiaravalle e Viboldone, alle porte di Milano. Siamo partiti dalla scuola intorno alle ore 8:20 e con il pullman comunale, guidato dal signor Pasquale, che ci ha sopportati per tutto il tragitto, abbiamo raggiunto l’abbazia di Chiaravalle dopo quasi un’ora di viaggio. Giunti a destinazione, abbiamo varcato la soglia di un grande portone, oltrepassata la quale, la professoressa De Grandi ci ha consegnato del materiale che ci sarebbe servito per la visita. Il portone, più recente rispetto al resto della costruzione, risale al 1500, attiguo ad esso v’è la piccola chiesa di San Bernardo, destinata alle donne, che non potevano assistere alla funzione religiosa all’interno dell’abbazia. Sulla destra, poi, si trova la foresteria, utilizzata come luogo di riposo e ristoro per i pellegrini. Procedendo, intravediamo l’imponente facciata centrale dell’abbazia. La chiesa è costituita da parti antiche ed alcune più recenti: quella antica è visibile e formata da mattoni di colore arancione, quella di epoca posteriore non è visibile. Prima di entrare, la nostra attenzione è colpita dal grande portone centrale, interamente in legno, risalente al 1200 e contraddistinto dalla presenza, in alto, di alcune cicogne e scendendo verso il basso, dalle figure dei quattro fondatori: Roberto, Alberico, Stefano e Bernardo. Sia le cicogne che i quattro fondatori hanno il cappello, il bastone e il fiocchettino ad eccezione di Bernardo che in una mano tiene la chiesa.
Entrati, abbiamo osservato le enormi colonne ed in modo particolare gli affreschi della navata centrale con volte a crociera, dei transetti e del coro, tutti realizzati dai fratelli Della Rovere, chiamati Fiamminghini. Gli affreschi ricostruiscono diversi momenti della vita di S. Bernardo, della costruzione dell’abbazia e fasi di vita monastica. La chiesa, inoltre, presenta una forma a croce, con abside rettangolare e tre navate. Il transetto di sinistra, oltre agli affreschi, custodisce una scultura in marmo bianco, opera di Giacomo Manzù e raffigurante la “Resurrezione”. Spostandosi nel transetto di destra, l’attenzione è immediatamente colta da un gigantesco affresco raffigurante l’albero genealogico dei cistercensi con all’interno un diavolo. Si nota anche una piccola scala che conduce ai dormitori dei monaci e in fondo ad essa è collocato l’affresco della “Madonna della buona notte”, chiamata così, perché i monaci prima di andare a dormire passavano da lì e salutavano con una preghiera la Vergine con il bambino. Da una porta in fondo alla navata di destra si accede al chiostro (1200), sul cui lato orientale c’è la sala capitolare sulle cui pareti si possono osservare dei graffiti rappresentanti l’antica Milano e realizzati dal Bramante. Dal chiostro, a forma quadrangolare con al centro una fontana, si vede a sinistra il campanile, mentre a destra la torre chiamata Ciribiriciaccola. Usciti dalla chiesa e dopo una breve sosta al bar, siamo ritornati al pullman, per poi proseguire alla volta di Viboldone. Appena arrivati, notiamo subito che l’abbazia di Viboldone è molto più piccola rispetto a quella di Chiaravalle. Fondata dagli Umiliati, ha la facciata a capanna fatta di mattoni di cotto e marmo ed è un incrocio tra l’architettura romana e gotica. Dell’architettura romana si riconoscono il rosone e le bifore, mentre di quella gotica gli aculei che ricordano il Duomo di Milano. Il portone d’ingresso è di legno con dei grossi chiodi e poi si vede una porticina più piccola che è quella da cui si accede all’interno; in alto ci sono tre statue che raffiguravano al centro la Madonna con il bambino, a destra San Giovanni da Meda e a sinistra Sant’Ambrogio.
Una volta all’interno, si possono notare le evidenti differenze tra le due chiese: Viboldone non ha né i transetti, né il coro e non tutte le volte<
Classe 2^ D

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