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”Rosso malpelo” - [recensione]

27/03/2008



In questa novella, Verga narra la storia di un giovane ragazzo, soprannominato Malpelo, perché aveva i capelli rossi ed era detestato ed odiato da tutti, sicché secondo la pregiudiziale popolare chiunque avesse i capelli rossi era cattivo.
Persino la madre, che lo vedeva solamente il sabato sera, lo chiamava così, dimenticando il suo nome di battesimo.
Perciò quelli che lavoravano con lui nella cava lo emarginavano in ogni occasione, picchiandolo, insultandolo e riducendolo a vivere in una condizione disumana, privo di qualsiasi speranza nella vita futura e Lui accettava senza ribellarsi ogni ingiustizia.
Questa novella può essere suddivisa in quattro parti distinte. Inizialmente Verga fa la descrizione del personaggio e dei modi di fare che introducono la storia.
La seconda, dove avviene un tragico avvenimento per Malpelo, ovvero la morte del padre, l’unica persona in grado di comprenderlo e al quale il ragazzo dai capelli rossi era molto legato, una figura di riferimento. La terza parte, in cui Malpelo stringe il suo primo e strano rapporto di amicizia con un ragazzo della sua età di nome Ranocchio che lavorava con lui e che Malpelo picchiava.
Infine la quarta ed ultima parte, in cui Ranocchio muore e Malpelo, triste per la perdita di due persone a cui era strettamente legato, scompare per sempre dopo un’esplorazione della cava con i suoi arnesi. Ma prima, però, stringe una nuova amicizia con un ex detenuto che gli racconta la vita in carcere e che evaso si era rifugiato nella cava a lavorare.
I ragazzi da quel giorno ebbero paura di nominare il suo nome e di vederselo apparire davanti con i suoi maligni capelli rossi.
Malpelo è l’unico che presenta una, seppur contorta, propria personalità. E’ infatti con la morte del padre che egli si sente sprofondare in una situazione terribile e viene colto da un grande disperazione che manifesta attraverso atti violenti contro sé stesso, graffiandosi la faccia, staccandosi le unghie, arrivando a rassegnarsi e a smettere di ribellarsi alle ingiustizie, subendo e accettando ogni imposizione che gli viene fatta. Tutti gli altri personaggi invece non fanno che insultarlo e considerarlo allo stesso livello di una bestia, quindi si confondono tra tutti senza spiccare nel racconto.
La storia si svolge poi quasi esclusivamente nell’oscurità della cava, escluse quelle volte in cui Malpelo e Ranocchio si recavano nel luogo in cui giaceva la salma del suo asino morto a furia di botte, a riflettere e discutere della morte e della condizione dell’uomo.
Malpelo è quindi una delle vittime di una società chiusa e poco aperta al cambiamento per cui le credenze o i proverbi sono più importanti delle persone e relegano chi ha certi difetti ad uno stato di emarginazione.



Questa storia davvero mi fa venire in mente diverse persone che per buffi ed insulsi motivi vengono emarginati dagli amici, dalla famiglia e si ritrovano a stare schivi in un angolo in attesa di qualche cazzotto o di qualche presa in giro che diverte la classe.
E queste purtroppo sono situazioni che si verificano in ogni parte del mondo, a poveri e ricchi, a donne e uomini.
Ma provando a riflettere sui motivi che provocano queste “ingiustizie” non vi è molto da pensare; chissà per farsi vedere forti dagli amici e dalle ragazzine, oppure nel divertimento di vedere soffrire un povero essere preso in giro da tutti, perché magari non indossa la maglia da 200 euro oppure i jeans di Armani.
Pare strano che per motivi così “esteriori”, come i capelli rossi, una persona debba vivere in una condizione di totale solitudine, come avviene in questa storia per Malpelo, che si ritrova perso e spaesato per avere perso il padre, una figura che gli garantiva una minima protezione dalla cattiveria degli altri.
Poi può succedere che le vittime di codesti pregiudizi possano stringere amicizie con persone afflitte dagli stessi motivi, che in questa novella è rappresentata tra Malpelo e Ranocchio, che
Alessandro Venosa - 3^ N

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