Non dubitare mai di se stessi.
{G. Certomà}
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Racconti > L’avventura di Jeck e i suoi amici...
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L’avventura di Jeck e i suoi amici...
27/03/2008
La mattina presto, noi della nave da crociera, che era diretta per gli Stati Uniti d’America, sentimmo un boato. Dopo qualche minuto i commissari di bordo ci dissero d’indossare i giubbotti di salvataggio e di portarci nelle vicinanze delle scialuppe. In quel momento io e i miei amici capimmo che era successo qualcosa alla nave (un’avaria), e facemmo quello che ci avevano detto. Una volta saliti sulle scialuppe di salvataggio ci staccammo dalla nave e la nostra scialuppa, dopo una notte di navigazione, ci portò nelle vicinanze della terra ferma. Una volta scesi dalla scialuppa, la prima cosa che facemmo fu quella di portare i viveri, che avevamo depositato nella scialuppa, sulla spiaggia. Poi prendemmo della legna e chiedemmo a Jonh di accendere il fuoco, visto che lui da piccolo aveva fatto parte dei Boyscout. Con rammarico, perrò, capimmo di essere soli senza sapere gli altri che fine avessero fatto e per giunta la scialuppa di salvataggio si era andata a schiantare sugli scogli facendosi in mille pezzi. Restammo sulla spiaggia per alcuni giorni fino a quando i viveri finirono e decidemmo di addentrarci nella foresta, per trovare della frutta selvatica e per verificare se vi fosse qualcuno. Durante l’escursione trovammo della frutta, ma non trovammo nessuna persona. Tutti cominciarono a pensare di non poter più tornare a casa, tranne io che avevo ancora un po’ di speranza. Nick, poi, pensò di costruire delle armi con il legno e di fare delle trappole per cacciare la selvaggina. Ma il giorno dopo trovammo in una delle trappole costruite un’indigena ferita: la curammo, le raccontammo la nostra storia e lei decise di portarci nel suo villaggio per aiutarci a tornare a casa. Arrivati al villaggio tutti ci guardarono curiosi, ma non erano così sorpresi. Dopo ci spiegarono a loro modo che ogni tanto qualcuno approdava sull’isola e con il loro sapiente aiuto costruivano delle zattere forti abbastanza da sopportare una lunga traversata per rientrare a casa. Il saggio anziano ordinò ai maschi più forti della tribù di aiutarci a costruire una grande zattera a vela. Dopo giorni di duro lavoro, la zattera fu finita e ci mettemmo in viaggio. Ci procurarono molti viveri e acqua da bere per almeno dieci giorni, poi ci salutammo e ci augurarono molta fortuna. Dopo giorni di navigazione, finalmente avvistammo una nave: era un peschereccio che ci portò nelle Azzorre e da lì prendemmo un volo per i tanto agognati Stati Uniti d’America.
di
Jojo
(compiti vacanze estive)
Jojo
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