24/09/2008
Ero appena entrata in “trans” quando mia cugina Federica, mi diede uno strattone che mi risvegliò e le dissi: ” ma che fai?!” “andiamo in acqua? Dai! giochiamo giochiamo!”. Aveva un costumino dei marines rosso e azzurro con una specie di fiocco in mezzo al top. Rassegnata entrai con molta lentezza in acqua, continuando a lamentarmi, perché l’acqua era fredda. Passata qualche ora mia zia dovette andarsene, per aiutare mia nonna a cucinare e a badare ai bambini. Mio padre restò un po’ di più per cercare di capire se avessi cambiato idea, ma non ci riuscì e così tornò a casa con mio cugino, che prima volle rimanere al mare, poi non vedendo più la madre si mise a piangere. Lacrime, lacrime che mi fecero stordire i timpani. Eravamo rimasti soli io e mio zio e così ordinammo da mangiare. Io presi una macedonia mentre lui un grosso panino ripieno di pomodoro e mozzarella. E infine, per dessert, un gelato per me alla nocciola, per lui al cioccolato. Finito di mangiare, Carmelo si stese sulla sdraio, mentre io iniziai a leggere il libro assegnato per le vacanze “Il meraviglioso viaggio di Dante”. Abbastanza semplice e avventuroso il modo in cui scrive l’autore solo che non è il mio genere preferito. Dopo un po’ mi stufai e mi stesi al sole a cuocere per un po’. Dopodichè mi rimisi in sdraio ad ascoltare un po’ di musica, ma non avendo auricolari, dovetti lasciare che la musica si disperdesse nell’aria. Avevo messo la canzone di Madonna e Justin Timberlake, “4 Minutes” e lo zio mi chiese: ” ce l’hai la canzone quella li, che fa cosi … “”quale give it to me ?“”si quella” ”no, mi spiace”; intanto, pensavo se sapesse cosa volesse dire la canzone … Tra spostamenti da una sdraio all’altra passò un’ora, il tempo di aver digerito il gelato e così mi tuffai in acqua con le pinne dello zio e gli occhialini. Mi feci qualche nuotata e allo stesso tempo cercavo di chiamare lo zio per farlo entrare in acqua; alla fine si arrese e si tuffò. Gli diedi le pinne, perché sono scomode per me, capisco che fa andare più veloci, ma ci si sente come appesantiti; chissà come faranno le foche o altri animali con le pinne a nuotare cosi bene, sarà la forza dell’abitudine. Facemmo qualche gara di nuoto al largo. Dopo un po’ mi erano diventate le dita raggrinzite e, prima di uscire, mi feci un ultimo giro fino a stufarmi. Mi feci una doccia e finì di leggere il libro fino all’arrivo di mio padre, in maglietta verde e, con quello strano costume all’arlecchino. Dopo un po’ arrivarono anche i miei cugini con mia zia . Ad un certo punto mio zio mi propose di andare allo scoglio, un pezzo di roccia al largo dalla costa dove si trovano ricci di mare e cozze. Io accettai, lo avevo proposto ma mio padre si era rifiutato non voleva che mi facessi male o mi succedesse qualcosa di brutto … ma lui non c’era, era andato in farmacia, così con pinne, maschera e tavola ci avviammo. Venti minuti dopo eravamo arrivati, potevo godermi qualche minuto di riposo; intanto guardavo la spiaggia. Com’era piccola la spiaggia da lì con le persone che sembravano granelli di sabbia. Altri venti minuti per tornare con un piccolo ospite, un riccio. Arrivati sulla costa ero stanca morta e papà era lì come se non fosse successo niente e mi chiese :”com’è andata la nuotata?” ”bene. si vede benissimo la città dallo scoglio, peccato tu non sia voluto venire, era una cosa nuova da scoprire”. Lui come se non avessi detto nulla si infilò in acqua. Uffa! Non si può parlare con lui, non mi ascolta per niente! Come se fossi una bolla di sapone, quando diventa troppo grande, piena di parole scoppia. Arrivarono anche amici di zio e ordinarono un “martini”. Meno male che avevano dei figli, almeno così i cugini giocavano con loro e lasciavano stare me. Passato il tramonto tornammo a casa. Io ero felice e raccontai tutto alla nonna intanto che papà si faceva la doccia. Fui felice per la prima volta durante queste vacanze, perché non avevo nessuno che interrompeva i miei pensieri, nessuno che mi infastidisse.