03/10/2008
Questa avventura è accaduta quando avevo 11 anni ed ero partita per l’Ecuador a Guayaquil, dove sono nata. Era da 7 anni che non vedevo la mia famiglia… Il primo giorno stavo vicino a mia mamma perché non conoscevo nessuno, insomma avevo 4 anni quando ho lasciato l’Ecuador e avevo solo un vago ricordo dei miei parenti, ma i miei cugini mi hanno fatto sentire subito a mio agio, facendomi delle domande su come si pronunciavano alcune parole in italiano. Passate alcune settimane la compagnia aerea era fallita e così cercammo di trovare altri posti in altre compagnie, ma erano ormai tutti prenotati. Da quel giorno tutti i passeggeri che avevano comprato il biglietto per tornare a casa, avendo saputo la notizia, fecero una piccola rivolta, a cui mia madre non partecipò, ma si limitò a seguire tutto tramite la tv. Mia madre era molto preoccupata, come tutti gli altri, perché loro avevano timore di perdere il lavoro, visto che erano partiti a dicembre e dovevamo tornare a gennaio, ma non fu così. Mentre mia madre era preoccupata, io mi godevo la bella vita (si fa per dire): giocavo fino a tardi con i miei amici. In quel periodo per loro erano le vacanze estive. A dicembre in Sud- America fa caldo fino ad aprile, quando cominciano le giornate di vento e di freddo, e pure la scuola. Mi ricordo che inseguivo “los coqueros”, cioè quelli che vendevano i cocchi, infatti mi conoscevano anche per nome. Una volta mi sono comprata un grande cocco, era proprio il migliore che avessi mai mangiato. Un giorno ci fu un black- out improvviso, per loro è normale, ma io mi spaventai, mi batteva forte il cuore, restammo senza luce per 2-3h.; accendemmo un fuoco in giardino dove stavano cuocemmo i mashmellow, fu superdivertente! Arrivati ormai a capo d’anno, non ci rimaneva altro che festeggiare, avevamo cucinato al forno una bella coscia di maiale che buono che era! solo a ripensarci mi viene l’acquolina in bocca! Quando mancava ormai un minuto all’inizio di un nuovo anno tutti mettemmo un pupazzo di carta che conteneva all’interno dei petardi, una specie di tradizione, il nostro pupazzo era Spider-man.
Iniziò il conto alla rovescia: “…tre, due, uno… Buon Anno!!” e tutti i pupazzi cominciarono a prendere fuoco, c’era un fracasso enorme io guardavo dalla finestra perché tutti quei giochi pirotecnici erano incontrollati,fu un bello spettacolo, un po’ rumoroso ma bello! I giorni passavano ormai in fretta, gennaio era al termine, ma una soluzione per tornare in Italia ancora non si era trovata, alla fine siamo rimasti anche a febbraio e la gente incominciava a prepararsi per carnevale. Il primo giorno di carnevale è stato davvero divertente: la gente gonfiava le piscine, e tutti i negozi vendevano uova, polvere bianca, rossa, blu, e quella che pizzica. Sono stati tre giorni di festa indimenticabili. Di solito si va in spiaggia a carnevale e alla fine arrivi abbronzato, esausto e pieno di polvere bianca, rossa, e di tutti i colori. Purtroppo, quando ormai stava per iniziare marzo, siamo dovuti partire. I problemi si erano risolti, una compagnia si era offerta per portarci in Spagna, e da lì prendere un aereo che ci riportasse in Italia. La gente che aveva perso il lavoro fu aiutata dai cittadini per trovarne un altro… Peccato mi ero divertita così tanto!